Ferrari 250 GT SWB: la mitica berlinetta verso i 60 anni
Alcune auto sono autentiche icone: la Ferrari 250 GT SWB è una delle migliori espressioni dell’arte creativa a quattro ruote, per il suo fascino e la sua storia.
La Ferrari 250 GT Berlinetta passo corto, nota come SWB (Short Wheel Base), è un’auto da sogno, che ogni collezionista vorrebbe nel suo garage. Quest’anno ricorre il sessantesimo anniversario della sua nascita e gli appassionati sono pronti a festeggiare la ricorrenza, gustando il suo splendore e ricordando le imprese sportive di cui si è resa protagonista.
Superfluo dire che stiamo parlando di un autentico capolavoro, entrato a pieno titolo nella storia delle opere a quattro ruote, dove occupa un ruolo di primissimo piano. La Ferrari 250 GT SWB è stata l’unica “rossa” guidata in pista da Stirling Moss, prima che un grave incidente costringesse il pilota inglese ad abbandonare le gare. Da molti è considerata la sintesi perfetta fra auto da corsa e stradale. Scopriamola insieme.
Ferrari 250 SWB: storia, caratteristiche e curiosità
Vince in circuito e sfila con nonchalance nelle località più alla moda, dando soddisfazione ad Enzo Ferrari. Nella versione Competizione eroga la potenza di 280 cavalli, prodotta da un magnifico dodici cilindri a due bancate di tre litri, che si eleva al rango di scultura meccanica. Da questo propulsore, imparentato con quello della 250 TR, deriverà l’unità destinata a spingere la mitica GTO.
La carrozzeria in alluminio poggia su una rigida struttura in tubi di acciaio, con passo ridotto (di 20 cm) rispetto alle realizzazioni precedenti. Il contenimento dell’interasse nasce dal desiderio di rendere la nuova granturismo più maneggevole ed efficace della Tour de France, di cui prende il posto. La migliore distribuzione dei pesi concorre a determinare un comportamento stradale ancora più incisivo.
L’abbinamento con un motore elastico e robusto, con erogazione fluida e possente, lascia intuire il suo potenziale. Il giudizio della storia le darà ragione! In pista la berlinetta di Maranello vince a iosa e il suo impiego non viene a scemare neanche dopo la nascita della sua erede. Gli entusiasti piloti possono contare su un eccellente feeling di guida, anche in fase di decelerazione.
I quattro dischi della Dunlop (che rimpiazzano per la prima volta i tamburi) rallentano senza scompensi gli oltre 960 kg di questo bolide che, nella sua lunga storia, saprà regalare copiose dosi di emozioni alla Ferrari e ai suoi appassionati. La 250 GT SWB è una vettura dalla doppia anima. Anzi è la creatura automobilistica che meglio incarna il concetto di versatilità sportiva!
Negli anni Sessanta vince una quantità incredibile di gare, in mano a portacolori ufficiali e gentleman drivers. Il suo debutto avviene nel mese di ottobre del 1959. La sede del vernissage è il Salone dell’Auto di Parigi. Alla sua nascita convergono gli sforzi di tre grandi progettisti: Mauro Forghieri, Carlo Chiti e Giotto Bizzarrini. Il loro impegno congiunto sarà premiato dalle straordinarie qualità della loro figlia.
Nel ricchissimo palmares della Ferrari 250 GT SWB troveranno spazio il successo al Tour de France, alla Coppa Intereuropa, al Tourist Trophy; la vittoria di classe alla 24 Ore di Le Mans, alla 1000 km di Monthlery, alla Targa Florio e in altre prestigiose gare, nelle mani dei più rinomati conduttori.
La sua incantevole linea raggiunge l’apice della bellezza nel volume posteriore, muscoloso ed armonico, che ben si sposa col frontale aggressivo e carico di rabbia corsaiola. Un muso cattivo e prestante, non privo di quella sublime grazia che si coglie in tutta l’irresistibile carrozzeria dello splendido gioiello, firmato ancora una volta Pininfarina.
È senza ombra di dubbio uno dei più grandi capolavori di tutti i tempi. Circa 200 gli esemplari prodotti, compresa la serie stradale. Alle 120 versioni da competizione sarà infatti affiancato un certo quantitativo di berlinette in allestimento Lusso. Qui il motore assume una taratura “turistica” e viene dotato di silenziatori allo scarico. Grazie a queste modifiche la potenza scende a 240 CV, ma cresce la fruibilità nell’impiego quotidiano.
La carrozzeria è in acciaio, con plancia e portiere ben rivestite. L’abitacolo si arricchisce di confortevoli sedili in pelle, mentre i finestrini abbandonano i singolari pannelli in plexiglas. Il peso lievita a 1100 Kg e il rapporto con la potenza diventa meno vantaggioso. Grandi le soddisfazioni regalate ai suoi fortunati possessori. La seconda serie di questa vettura si caratterizza per gli sfoghi dietro i passaruota, la timida apertura nella zona terminale del tetto e l’alloggiamento incassato della targa. In virtù di questi interventi diventa ancora più piacevole.