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Ferrari 340 America all’asta con Bonhams in California

La Ferrari 340 America è un’opera del “cavallino rampante” nata nel 1951. Oggi rappresenta una stuzzicante tentazione collezionistica.

Una Ferrari 340 America Coupé Speciale del 1951, carrozzata da Vignale, sarà battuta all’asta da Bonhams il 16 agosto a Carmel, in California, per il Monterey Car Week. Si tratta dell’esemplare con telaio numero 0132A. L’auto, spinta da un motore V12 di 4.1 litri, con 220 cavalli di potenza, si presta agli eventi automobilistici più esclusivi al mondo. Negli ultimi 50 anni è appartenuta alla stessa famiglia.

Sul piano stilistico, spicca il lungo muso, proteso in avanti, che è dominato dall’enorme calandra cromata. La vettura è bella ed ha una cilindrata notevole, capace di appagare la brama di cubature extra-large che giungeva ai suoi tempi dagli Stati Uniti d’America.

L’importatore Luigi Chinetti, sollecitò questo tipo di approccio per soddisfare sfere più ampie di utenza, così stuzzicate all’acquisto delle creature di Maranello. La Ferrari 340 America fu concepita per l’uso turistico, ma vantava prestazioni elevate, che le consentirono di partecipare alle più impegnative sfide dell’epoca. Qualcuno la considera una vettura stradale col patrimonio genetico dei bolidi da corsa. E non sbaglia, visto che il fascinoso modello barchetta carrozzato da Touring, svelato al Salone di Torino del 1951, nacque sulla base della nera Sport presentata un anno prima a Parigi.

A questa suadente scoperta seguirono la versione berlinetta e molteplici altre interpretazioni di Vignale e Ghia, che diedero vita ad una significativa varietà di coupé, con diverse configurazioni di abitacolo (a 2 e 2 + 2 posti). Una spider disegnata da Reggiani e carrozzata Fontana prese parte al Giro di Sicilia del 1952. Le vetture prodotte in quella stagione avevano 230 Cv, in luogo dei 220 originari. Ventitré gli esemplari confezionati dall’atelier del “cavallino rampante”. Questa “rossa” godeva della spinta di un propulsore long-block (cioè a blocco lungo) firmato da Aurelio Lampredi.

Tale scultura meccanica rimpiazzava la gloriosa unità ideata da Gioacchino Colombo, col quale si era interrotto il proficuo rapporto di collaborazione. Figlio di un progetto nuovo, il suo 12 cilindri nasceva dal desiderio di elargire copiose abbuffate di polvere alle Alfa Romeo in Formula 1. In virtù dello stretto rapporto di parentela con le monoposto, la 340 America può essere considerata una discendente diretta della 340 F1, dalla quale ricevette il motore, opportunamente depotenziato.

L’alesaggio crebbe rispetto al “blocco corto” di Colombo e la cilindrata passò a 4.1 litri. L’alimentazione era affidata a tre carburatori doppio corpo da 40 mm. Notevole la performance velocistica, che si approssimava ai 240 km/h; un valore di spicco rispetto alla concorrenza del periodo. Realizzata in versione coupé e spider, la Ferrari 340 America esibiva una carrozzeria in lamiera d’alluminio fissata su un telaio a longheroni, con traverse in acciaio. L’avantreno era a ruote indipendenti, con quadrilateri deformabili e balestra trasversale inferiore, mentre il retrotreno sposava l’assale rigido, con doppie balestre longitudinali.

Il sano comportamento stradale dell’auto, insieme al fascino delle forme, concorse a renderla interessante per lo specifico target di clientela. Alcuni esemplari furono confezionati all’insegna del lusso più chic. Da essa derivò il successivo modello 342 America, dotato di guida a sinistra.

Foto | Bonhams

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