Porsche 908-03: la “bicicletta” vittoriosa alla Targa Florio
Rispolverare il passato, in ambito automobilistico, proietta in una dimensione romantica, che ha fatto la storia della specialità. Oggi scopriamo la Porsche 908-03.
Il debutto in società della Porsche 908-03 avvenne nel 1970, per accompagnare le ambizioni sportive della casa di Stoccarda sui circuiti dalla planimetria più tormentata, come quelli del Nürburgring e della Targa Florio, dove una vettura più agile della grossa 917 da 5 litri avrebbe potuto fare la differenza, con sullo sfondo l’obiettivo di guadagnare il Campionato Mondiale Marche. Il risultato degli sforzi progettuali fu una vettura pesante soli 500 chilogrammi a secco.
Questo fu reso possibile dall’adozione del telaio della leggerissima 909 “Bergspyder”, con alcune modifiche per abbassare ulteriormente il dato letto alla bilancia. La decisione di puntare sulla Porsche 908-03, nei contesti dove la 917 sarebbe stata più impacciata, trovò degno sigillo nei risultati.
Sia nel tracciato siciliano che in quello tedesco giunse la gloria. Di particolare rilievo il successo maturato in Targa Florio, nella forma di una strepitosa doppietta nel 1970. A vincere la sfida isolana fu la Porsche 908/03 di Joseph Siffert e Brian Redman, in 6h 35’30”, davanti alla vettura gemella di Pedro Rodriguez e Leo Kinnunen, staccati di 1’42″5 sulla linea di arrivo di Floriopoli. Terzo posto al traguardo per la Ferrari 512 S di Nino Vaccarella e Ignazio Giunti, poco adatta al catino madonita.
Quattro gli esemplari di Porsche 908-03 al via della classica gara ideata da don Vincenzo Florio, per distinguere i quali erano stati scelti i semi delle carte da poker, che ne segnavano fortemente la livrea. La scia vincente proseguì con il dominio alla 1000 km del Nürburgring.
Come già scritto, la vettura puntava gran parte delle sue credenziali sul contenimento del peso, con un approccio sostanzialmente diverso rispetto alle versioni precedenti, di cui conservava solo il motore. La 908-03 si è fissata in modo indelebile nel cuore degli appassionati della casa tedesca. Soprannominata “bicicletta“, aveva nell’agilità uno dei suoi punti di forza.
Ad animarne le danze provvedeva un otto cilindri raffreddato ad aria, montato in posizione centrale, che erogava una potenza massima superiore ai 350 cavalli. Tanta energia veniva liberata da un cuore di 3 litri, chiamato a spingere le piccole masse in gioco. Anche le dimensioni compatte concorrevano al suo handling, rendendola agile come poche altre. A frenarne le foga ci pensavano dei potenti dischi.
Per il telaio si scelse un reticolo di piccoli tubi di acciaio, che abbracciavano l’abitacolo, disposto in posizione molto avanzata. Porsche investì tanto su questa creatura e i risultati la premiarono. Tutti ricordano il suo trionfo alla Targa Florio del 1970, ma in Sicilia, nella versione Mark 2, la 908 si era imposta anche nel 1969, con Gerard Mitter e Udo Schutz al volante, davanti a tre vetture gemelle.
Le alchimie del circuito siciliano erano all’origine del modello ed appartenevano al suo DNA. Nei 72 chilometri di percorso agonistico (che passava da Cerda, Caltavuturo, Scillato, Collesano e Campofelice di Roccella, prima del ritorno nell’area di Floriopoli) la Porsche 908-03 era perfettamente a suo agio e riusciva a superare con maestria le infinite insidie offerte dalla trama, in un quadro dove i mutamenti planimetrici si abbinavano a continui cambi dei coefficienti di aderenza e a scenari operativi sempre diversi.
La Porsche 908/03 è nata come terzo step evolutivo della 908, auto da gara prodotta da Porsche negli anni dal 1968 al 1971. Questa vettura, nelle varie interpretazioni, vinse per quattro anni consecutivi la 1000 km del Nürburgring, fino al 1971. Il propulsore della 908 passò dai 320 cavalli erogati inizialmente agli oltre 350 cavalli della Mark 3. Nel 1975 giunse una versione sovralimentata, ma fu un’altra storia.