Aldo Grasso non digerisce il termine “predestinato”
Dalle pagine del Corriere della Sera, Aldo Grasso ha criticato l’appellativo di “predestinato” dato a Charles Leclerc, reo di portare sfortuna.
Aldo Grasso è una delle firme più eminenti del Corriere della Sera, e nella sua consueta rubrica è tornato a parlare di Formula 1 e di chi la commenta in televisione. Così dopo aver bacchettato Marc Gene, che su Sky Sport F1 fa la voce tecnica durante le live dei GP, stavolta il mirino di Grasso è stato puntato sul collega dello spagnolo, quel Carlo Vanzini prima voce della F1 targata Sky, mai citato letteralmente in questo sfogo. Secondo Grasso, Vanzini sarebbe reo di aver attribuito a Charles Leclerc un soprannome capace di portare iella: “il predestinato”.
Aldo Grasso: “Il predestinato porta male”
“I telecronisti dovrebbero usare con più cautela la parola predestinato”, scrive Grasso. “Per tanti motivi, il primo dei quali è che non porta bene. Tutte le volte che qualche sportivo viene gratificato della predestinazione – continua Aldo Grasso – perde irrimediabilmente: la macchina gli va in fumo, il ginocchio cede, un male si accanisce prima di un torneo, cose del genere. Se sento ancora dire che Charles Leclerc è un predestinato, giuro che querelo per diffamazione”. In questo modo la prestigiosa penna del Corriera della Sera ha trattato la questione riguardante le telecronache di Sky.
L’inaffidabilità della Ferrari
Quando le cose vanno male ci si attacca a tutto, così dopo l’ennesima domenica in fumo della Ferrari, la colpa del fallimento di Baku passa anche dalla voce di Carlo Vanzini, almeno secondo Grasso. Non si parla invece dell’inaffidabilità della powerunit del Cavallino Rampante, che nelle ultime tre gare ha lasciato a piedi per due volte il suo pilota di punta, lo Charles Leclerc detto “il predestinato”.
Le “gufate” dei telecronisti
Non è la prima volta che il tema della sfortuna piomba sulle spalle di un telecronista della F1, infatti Carlo Vanzini sarebbe – in ogni caso – in ottima compagnia. Prima di lui la stessa sorte era capitata a Gianfranco Mazzoni, ai tempi voce della Rai, divenuto celebre per delle proverbiali “gufate”. L’episodio più famoso è quello del GP d’Europa del 1999, in cui a ogni chiamata di Mazzoni il pilota di testa finiva per ritirarsi. Ovviamente tanto per Vanzini quanto per Mazzoni, il loro contributo è prezioso e il loro lavoro stimabile, ma soprattutto entrambi non possiedono dei poteri tali da interferire sulle vicende altrui, ça va sans dire.