Auto elettriche e occupazione: la riqualificazione per i lavoratori europei sarà fondamentale
Nei prossimi dieci anni, l’occupazione industriale e dei fornitori relativa ai sistemi di alimentazione “tradizionali” calerà del 5%, mentre si assisterà alla definitiva affermazione della e-mobility che dovrà essere accompagnata da progetti industriali e di sostegno ad hoc.
Il passaggio verso l’elevata elettrificazione, e in particolare nei confronti della futura mobilità “zero emission”, necessita di una particolare attenzione strategica, che riguarda tanto i processi di produzione quanto l’avvio di politiche istituzionali ad hoc. In buona sostanza: per accompagnare l’evoluzione della mobilità sostenibile, che è sempre più somigliante – pur con le debite proporzioni – all’epocale stravolgimento dell’industria che si verificò agli albori della storia dell’automobile, occorre puntare i riflettori su molteplici aspetti, anche sociali. Lo indica un’analisi realizzata da Boston Counsulting Group.
Tutelare i posti di lavoro
In un rapporto dedicato al futuro del comparto automotive in relazione alla e-mobility, la società bostoniana di consulenza strategica indica che la transizione elettrica in Europa va affrontata in maniera esatta, per evitare ripercussioni negative sull’occupazione. In estrema sintesi: è chiaro che le prossime generazioni di autoveicoli a zero emissioni allo scarico potranno avere delle conseguenze sul mondo del lavoro, tuttavia le opportunità di sviluppo ci sono, e andranno perseguite attraverso la creazione di progetti riqualificativi mirati per il personale.
In termini assoluti, il numero di occupati resterà invariato
L’analisi di Boston Contulting Group, realizzata su richiesta del Gruppo Platform for Electromobility (associazione che raggruppa 46 Case costruttrici, fra le quali ci sono Renault, Nissan e Tesla), mette nero su bianco una delle questioni principali legate all’attuale situazione del comparto industriale automotive: a causa della pandemia e dell’emergenza sanitaria, il superamento della crisi non avverrà a tempi brevissimi, anzi: bisognerà attendere qualche anno perché si ritorni ai livelli pre-Covid. La buona notizia c’è: si ritiene che, in termini numerici assoluti, nulla (o poco) dovrebbe cambiare sulle cifre dell’occupazione, che dovrebbe restare stabile. Non ci saranno quindi ripercussioni sui 5,7 milioni di lavoratori della filiera automotive in relazione alle attività industriali.
C’è tanto da fare sul “come” si lavorerà
Il discorso si fa differente se si analizzano le modalità di lavoro: in questo senso, le previsioni parlano di un sostanziale mutamento che sarà dovuto alla necessità di apportare significativi cambiamenti alle strutture del lavoro. In un’ottica giustamente a lungo termine, i prossimi dieci anni vedranno una diminuzione del 5% dell’occupazione diretta all’interno delle Case costruttrici e della supply chain relativa ai sistemi di alimentazione “convenzionale”.
La e-mobility new gen favorirà nuovi posti di lavoro
Per contro, aumenteranno (ed in misura notevole: si parla di un +34%) gli addetti ai settori complementari all’elevata elettrificazione, dalle attività di produzione dell’energia alla realizzazione delle infrastrutture per la ricarica ed i servizi correlati. Due delle “voci” fondamentali in materia di auto elettrica, peraltro: non c’è, quindi, alcuna sorpresa in tutto ciò. E lo dimostra il fatto che, prevede Boston Consulting Group, il principale volano che determinerà l’arrivo di nuovi posti di lavoro sarà proprio l’auto elettrica. Più in dettaglio, la produzione favorirà la creazione di circa 580.000 nuove posizioni. In più, si stima che circa 40.000 nuovi addetti serviranno per lo sviluppo dell’edilizia relativa all’adeguamento di produzione e distribuzione energetica. Sempre da qui al 2030, il consuntivo delle nuove figure professionali rivolte al comparto automotive “zero emission” prevede l’assunzione complessiva di 2,8 milioni di addetti.
Essenziale la riqualificazione professionale
Da rimarcare la questione legata all’aggiornamento professionale, uno dei nodi più importanti ai fini della garanzia dei posti di lavoro: circa 2,4 milioni di addetti, prevede il report, dovranno modificare le rispettive mansioni. Ancora più nello specifico, si stima che per circa 1,6 milioni di lavoratori bisognerà attuare progetti di riqualificazione funzionali al mantenimento delle rispettive attuali posizioni; per circa 610.000 dipendenti servirà l’attuazione di programmi professionali mirati a restare in ambito auto; e per circa 225.000 lavoratori sarà necessario adottare dei supporti specifici di ricollocazione al di fuori del comparto automotive.
Il ruolo delle istituzioni
“Last but non least”, il ruolo delle istituzioni pubbliche: è essenziale, osservano gli analisti di Boston Consulting Group, che i Governi e le pubbliche amministrazioni diano il via a politiche di sviluppo locale, adatte cioè alla riqualificazione di aree geografiche ben precise e programmi di rinnovamento dei complessi industriali nonché di formazione per i lavoratori, per far sì che si adattino al meglio ai cambiamenti che, come si accennava in apertura, non sono solamente industriali ma anche sociali e dovranno evitare rischi di delocalizzazione.