Autostrade, che affare per i Benetton: gli utenti pagheranno oltre 3 miliardi?
La cessione di ASPI, passata da Atlantia ad una nuova società CDP-Blackstone e Macquire, è da considerare come un affare per Benetton: gli oneri potrebbero gravare sugli utenti.
Altro che punizione: per i Benetton (Atlantia), l’accordo per la cessione di Autostrade per l’Italia somiglia più ad un affare. Più che far loro pagare la cattiva gestione che ha portato al crollo del Ponte Morandi (era il 14 agosto 2018, e costò la vita a 43 persone), in effetti, lo Stato – riporta Il Fatto Quotidiano – si compra la quota della società da Atlantia pagandola profumatamente, con annessi e connessi (come indennizzi e manutenzioni) che molto probabilmente saranno a carico di Autostrade.
Pagheranno i consumatori?
Chi ne farà le spese? Purtroppo è molto probabile che a pagare il conto saranno gli utenti, ovvero automobilisti, autotrasportatori e motociclisti, come se non si fosse già oberati di tasse, imposte e accise.
Si aspetta l’OK dalla Corte dei Conti
In seguito all’approvazione dell’accordo da parte del CdA di Atlantia a giugno 2021 ed al “disco verde” dato al PEF-Piano economico finanziario lo scorso 22 dicembre 2021 dal CIPESS-Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (presieduto dal primo ministro Mario Draghi), all’annosa questione di Autostrade per l’Italia viene di fatto posta la parola “fine”.
Non resta che attendere l’approvazione della Corte dei Conti, dopodiché una nuova società – formata da Cassa Depositi e Prestiti per il 51% delle quote, e detenuta dai fondi d’investimento Blackstone e Macquarie per il restante 49% – provvederà all’acquisto di ASPI-Autostrade per l’Italia da Atlantia (società controllata da Benetton), con una valutazione nell’ordine di 9,3 miliardi di euro.
Ecco i termini dell’accordo
Le condizioni dell’accordo, indica Il Fatto Quotidiano, prevedono – a fronte delle gravi inadempienze che causarono la tragedia del viadotto genovese – che ASPI si assuma 3,4 miliardi di euro a titolo di oneri di compensazione. Si tratta, in effetti, di un “carico” che sarà sostenuto negli anni a venire, sotto forma di sconti tariffari ed investimenti che devono ancora essere eseguiti e non vengono remunerati nelle tariffe. Dunque, destinati a pesare sui bilanci di Autostrade per l’Italia una volta che sarà avvenuto il passaggio di consegne ai nuovi azionisti, appunto Cassa Depositi e Prestiti ed i due fondi di investimento, più che gravare sulla gestione Atlantia.
Chi metterà i 3 mld di oneri?
Al grande pubblico – vale a dire ai consumatori – resta il dubbio che i responsabili della cattiva gestione che portò al disastro di Ponte Morandi non andranno a pagare il maxi onere da 3,4 miliardi di euro. Infatti, Autostrade per l’Italia si è fatta carico, sotto la gestione Atlantia, solamente di 580 milioni di euro: quanto è costata la ricostruzione del ponte. Come saranno reperiti gli altri 3 miliardi della nuova gestione?
Per lo meno, stando a quanto reso noto all’inizio di gennaio dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, per il 2022 il 98% della rete autostradale italiana non sarà gravato da alcun ritocco sui pedaggi.
Fonte | Il Fatto Quotidiano