Bmw: così lo stile del “Doppio Rene” segue l’evoluzione delle tecnologie
Da quasi novant’anni, l’elemento estetico peculiare dei modelli prodotti a Monaco di Baviera è funzionale anche allo sviluppo dell’aerodinamica, dei dispositivi di controllo e dei sistemi di alimentazione.
Lo stile delle autovetture si evolve, in parallelo allo sviluppo delle tecnologie e delle esigenze… pratiche (come ad esempio l’affinamento aerodinamico). Ci sono tuttavia dei particolari che restano immutati nel tempo: almeno, dal punto di vista concettuale. Se poi tali elementi mutano nelle rispettive dimensioni o vengano di tanto in tanto aggiornati nel disegno, il proprio messaggio di origine resta sempre invariato. Si tratta, per intenderci, del “claim visuale” che rende immediatamente riconoscibili da chiunque i modelli che appartengono ad una determinata Casa costruttrice.
Nella fattispecie, Bmw possiede, dall’inizio degli anni 30, il “Doppio Rene” come richiamo estetico principale. La iconica doppia griglia non è tuttavia sempre stata uguale a se stessa: con il tempo è cambiata, facendosi più piccola opiù grande, più stretta o più larga, fino ad arrivare all’attuale disegno che somiglia ad uno “scudo”, completamente diverso rispetto al ben più “discreto” stile della Neue Klasse degli anni 60.
Ogni step di sviluppo stilistico è tuttavia finalizzato ad un determinato traguardo tecnologico (e, comunque, è opportuno osservare che il tanto discusso “doppio rene” formato King Size dell’attuale gamma è simile, nelle dimensioni, a quello che faceva bella mostra di se tanto tempo fa). Analizziamo qui l’evoluzione dello stilema-chiave Bmw in relazione allo sviluppo delle tecnologie.
“Dixi”: la progenitrice
Bmw, intesa come Casa costruttrice, esiste dal 2016, tuttavia fu solamente nel 1929 (vale a dire ben tredici anni dopo) che iniziò la produzione di automobili. Il primo modello che all’epoca venne “sfornato” dallo stabilimento di Eisenach fu il modello 3/15 (familiarmente chiamato “Dixi”), che derivava in linea retta dalla popolarissima “baby” inglese Austin Seven, modello che oltremanica aveva contribuito in larga parte alla prima epoca della “motorizzazione di massa”.
La piccola e simpatica “Dixi”, rimasta in produzione fino al 1932, non era tuttavia (se si esclude una piccola serie in allestimento-corsa, realizzata dalla Carrozzeria tedesca Ihle, di Bruchsal) prevista dell’elemento di stile che a partire dagli anni successivi caratterizzò l’intera stirpe di modelli Bmw.
303: ecco la doppia griglia
Fu nel 1933, con l’arrivo di Bmw 303, che l’azienda di Monaco di Baviera adottò diverse delle novità poi tipiche della sua produzione: motore a sei cilindri in linea (M78) e la griglia anteriore a sviluppo verticale e ad elementi divisi. Un primo esempio di “doppio rene”, con per di più l’adozione del marchio Bmw sulla sommità dello stesso.
Arrivano i successi (memorabili) nelle corse
La storia proseguì con l’adozione del “Doppio rene” (via via modificato anche in relazione alle forme delle vetture che ne sarebbero state equipaggiate) da parte di altri modelli Bmw prodotti negli anni 30: dalla 309 (una Bmw 303 riprogettata con un motore a 4 cilindri derivato dall’unità M78), alle 315 e 319 (insieme alle loro “derivate” di tipo Roadster) alla Bmw 329, una berlina di fascia alta.
Nel 1936, il doppio rene venne adottato anche dalla leggendaria Bmw 328, che fece scalpore durante alcune delle più importanti competizioni dell’epoca, come la 24 ore di Le Mans 1939 (conclusa in quinta posizione da una Coupé carrozzata Touring Superleggera, e due altre 328 giunte al settimo ed al nono posto nella classifica assoluta) e soprattutto la Mille Miglia del 1940, che Huschke von Hanstein (il “Barone da corsa” che nel dopoguerra sarebbe diventato l’”anima” di Porsche nel Motorsport) vinse in coppia con Walter Bäumer su una 328 dalla carrozzeria anche in quel caso realizzata dalla milanese Touring.
Fra i modelli dell’”Epoca d’oro” che misero in bella mostra la calandra a doppio rene, gli archivi Bmw ricordano le “gemelle” 326 e 327 (prodotte fra il 1936-37 ed il 1941 e poi ripresi, a guerra terminata, nel 1945).
Una prima sostanziale evoluzione
Nel 1952, Bmw portò al debutto due modelli di fascia alta: la berlina 501 e la “derivazione” 502, che per stile e posizionamento di mercato vennero soprannominate “Barockengel” (“Angeli barocchi”). In quel caso, il disegno del Doppio rene anteriore si manteneva piuttosto simile a quello adottato nella seconda metà degli anni 30. Una significativa evoluzione avvenne, nel 1956, con il lancio di Bmw 503, terzo modello del dopoguerra e caratterizzato da linee decisamente più moderne (frutto, in quel caso, della “matita” di un consulente esterno, il conte Albrecht Graf Goertz).
L’ampia calandra della produzione precedente venne sostituita da un motivo completamente cromato e molto più piccolo nelle dimensioni. Una scelta funzionale, perché la griglia anteriore, in base all’evolversi dei sistemi di raffreddamento, non era più l’unico componente indispensabile per mantenere le temperature dei motori su corretti livelli di esercizio (e nonostante l’adozione, da parte di Bmw 503, di una versione potenziata del V8 che originariamente aveva equipaggiato anche la berlina 502).
Con la Roadster 507 il “doppio rene” è orizzontale
In contemporanea a 503, sul mercato apparve la magnifica Bmw 507, Roadster dallo stile assolutamente unico e individuale. Per la prima volta, la “sportivissima” biposto bavarese venne provvista di un doppio rene a sviluppo orizzontale (anche lì, il disegno venne firmato da Albrecht Graf Gortez): il raffreddamento del motore venne favorito da un’altra “chiave estetica di fabbrica”, cioè le feritoie laterali collocate sui parafanghi anteriori.
La “parentesi” Bmw-Isetta e Bmw 700
Sebbene non sfoggiassero il “Doppio rene” (per via del posizionamento del motore), Bmw-Isetta del 1955 (prodotta inizialmente su licenza della italiana Iso, che poco successo aveva ottenuto da noi con la celebre e poco fortunata Isetta; ben diverso sarebbe invece stato l’esito in Germania della “sorellina” bavarese) e Bmw 700 – dalla carrozzeria disegnata dal torinese Giovanni Michelotti di cui nel 2021 ricorrono i cento anni dalla nascita – ottennero un notevole successo di vendite, tanto da aiutare il ramo automobilistico dell’azienda a superare una grave crisi che alla fine degli anni 50 aveva raggiunto il proprio apice. Anzi, fecero da volano per il rilancio di Bmw che sarebbe arrivato, negli anni 60, con la leggendaria “Neue Klasse”, da cui deriva in linea filologica l’attuale lineup delle berline di fascia media.
Torna l’iconico simbolo
Completamente nuove, sebbene “figlie del loro tempo”, le lineup di modelli che insieme formarono la nuova era Bmw (“Neue Klasse”, interamente disegnata – anche in quei casi – dallo stesso Michelotti) inalberarono nuovamente il “Doppio rene”, più piccolo e più stretto in rapporto a quello delle Bmw degli anni precedenti, e collocato al centro di due ampie griglie orizzontali. Lo stilema del Doppio rene più grande (ispirato, cioè, a quello di Bmw 503) venne mantenuto, seppure in forma aggiornata, dalla produzione alto di gamma 3200 CS del 1962 e 2000 CS del 1965.
Ecco la capofila della produzione mainstream
Bmw 1500, presentata al Salone di Francoforte 1961 su disegno di Giovanni Michelotti e dell’allora caporeparto Carrozzerie Wilhelm Hofmeister (autore del “Gomito di Hofmeister”), fu la capostipite di tutte le berline premium via via realizzate da Bmw. Con alcune piccole variazioni, il Doppio rene e l’impostazione anteriore “stile 1500” rimasero sostanzialmente immutate sulle serie di modelli che seguirono fino agli anni 80: E3 /E9, la Serie E21 3, la Serie E12 5, la Serie E24 6 e la Serie E23 7
Bmw M1: lo stile approda fra le Supercar
Una delle più piccole mai adottate da Bmw: e questo per chiari motivi aerodinamici. La calandra di Bmw M1 – vettura disegnata da Giorgetto Giugiaro come evoluzione della concept Bmw Turbo esposta nel 1972 in occasione delle Olimpiadi di Monaco su progetto del francese Paul Bracq – ispirò, in anni successivi, altri modelli che sarebbero diventati imprescindibili con l’immagine sportiva di alta gamma del marchio bavarese, come Z1 (1987) e Serie 8 (1989).
Omaggio alla tradizione
Lanciata nel 2000 come “tributo” alla storica 507, Bmw Z8 – progettata da Henrik Fisker – ne riprese diversi elementi-chiave di stile e design, compresi i “reni” orizzontali e le feritoie laterali. Poco meno di 6.000 le unità prodotte, carrozzeria e telaio in alluminio e motorizzazione V8 (l’unità che all’epoca equipaggiava Bmw M5) ed un ruolo di “Bond-Car” al cinema hanno contribuito a creare l’alone di leggenda intorno alla luxury-Roadster bavarese del Terzo millennio.
Terzo Millennio: si cambia ancora
All’inizio degli anni 2000, Bmw effettuò una scelta coraggiosa: una sostanziale evoluzione nel proprio linguaggio stilistico che si distaccava nettamente dalle linee semplici e lineari adottate fino ad allora. Sotto la guida di Chris Bangle, ed ispirata dalla concept Z9, nel 2001 prese il via un’intera lineup di nuova generazione, che si aprì con la rivoluzionaria Bmw Serie 7 E65-E66. Arrivarono, via via, le Serie E60-61 5 (2003), E63-64 6 (2004) ed E90-91 (2005). Oltre a queste, ci furono il primo medium-SUV X3 (2003) e la prima generazione di Serie 1 (E87) nata nel 2005. Ciascuno di quei modelli portava in dote caratteristiche di stile personali: alcune griglie erano più piccole, altre più grandi, altre presentavano motivi estetico-funzionali ad hoc. Una cosa era tuttavia certa: il “Doppio rene” era anch’esso in fase di evoluzione, verso dimensioni via via più ampie.
Bmw i3: il “Doppio rene” approda sull’auto elettrica
In parallelo al suo ingresso nel settore dell’elettrificazione, Bmw decise di reinventare il “Doppio rene” anche in funzione del “new deal” a basse (o del tutto assenti) emissioni di CO2 allo scarico. Per questo, la doppia griglia di Bmw i3 (I01) che debuttò nel 2013 possiede uno sviluppo piatto e ampio, con superficie scura e accenti blu che la identificano come un’auto elettrica. L’aerodinamica di Bmw i3 beneficia a sua volta della doppia calandra chiusa. Un’impostazione simile venne adottata per la ibrida Plug-in Bmw i8 (I12-I15).
Un’ulteriore evoluzione tecnica per la doppia griglia Bmw arrivò nel 2015, con la sesta generazione di Bmw Serie 7 che, accanto ai gruppi ottici a laser adattivi, il sistema di controllo gestuale, il retrotreno direzionale, le sospensioni pneumatiche con ammortizzatori a controllo elettronico attraverso videocamere stereoscopiche, metteva in evidenza i motivi verticali del “doppio rene” Bmw regolabili, in modo da chiudersi (per ottimizzare l’aerodinamica) quando necessario. Il restyling di Bmw Serie 7, arrivato nel 2019, ha adottato alcuni elementi della concept Bmw Vision Future Luxury, come la forma delle prese d’aria anteriori ed il doppio rene notevolmente più grande (a sua volta utilizzato anche per Bmw X7).
Bmw X2 Sports Activity Coupé, ispirata al prototipo del 2016, ha dato vita ad un disegno dei “reni” invertiti, ovvero con il lato inferiore più ampio di quello superiore, in modo da creare un effetto visivo più dinamico.
Sempre più grandi
È a partire dalle proposte “Model Year 2018” che i “reni” Bmw hanno iniziato ad aumentare nelle proprie dimensioni, ed inoltre a essere più “uniti” fra loro. Primo artefice del cambiamento è stato il SUV X5 G05, cui ha fatto seguito X7 G07. A sua volta, Bmw X6, da sempre “estroso” nell’impostazione estetica, ha adottato una calandra meno “appesantita” rispetto ad X5, ed ha presentato – quale elemento inedito – un motivo luminoso per la cornice e le modanature verticali della griglia, disponibile a richiesta come “Bmw Iconic Glow”.
Calandra “gigante” anche per le Coupé
La nuova generazione di Bmw Serie 4, svelata al Salone di Francoforte 2019 attraverso il prototipo Bmw Concept 4, presenta una griglia anteriore imponente e massiccia ed a sviluppo verticale: uno stile che rievoca le linee dei modelli sportivi degli anni 30. Inoltre, il nuovo modello contrassegna per la prima volta una marcata differenziazione dello stile esteriore rispetto a Bmw Serie 3 berlina.
Evoluzione zero emission
Per Bmw iX (I20), nata nel 2021, l’impostazione della doppia griglia anteriore segue i parametri di riferimento fissati in origine per i3. Nello specifico, la calandra, sviluppata presso il Centro di Ricerca tecnologica e Sviluppo Bmw di Landshut (LuTZ) possiede un preciso significato di trasformazione: le funzioni di raffreddamento sono state sostituite da una piattaforma di sensori multifunzionale e innovativa per la guida assistita e automatizzata. Bmw definisce “Shy-Tech” questa soluzione: una tecnologia che funziona in modo discreto ed evita un ingombro di forme che sconcerterebbe l’utente. Per garantire la massima precisione possibile quando si utilizza il sensore radar montato dietro la griglia, in fase di assemblaggio viene utilizzato un processo di rivestimento sotto vuoto su scala nanometrica. Qui, la finitura bicolore e l’effetto tridimensionale vengono prodotti mediante vaporizzazione grazie alla tecnologia laser ed una tecnica di applicazione al plasma ad alto vuoto. La combinazione del metodo basato sul laser, sviluppato ad hoc per la produzione della griglia di Bmw iX, e lo spessore della griglia stessa garantiscono le prestazioni ottimali dei sensori radar, senza che sia necessario adottare particolari modifiche progettuali in ordine all’integrazione dei nuovi componenti hi-tech.
La nuova griglia, inoltre, presenta a sua volta inedite soluzioni di protezione: uno strato supplementare di poliuretano riduce la suscettibilità della calandra ai danni. La proprietà “auto-riparante” della sua superficie ripara piccoli graffi, ad esempio, in 24 ore a temperatura ambiente o in cinque minuti sotto una fonte di aria calda.