Ma Carlos Sainz ha davvero la stoffa del campione?
Carlos Sainz è indubbiamente un ottimo pilota, è veloce e costante, ma spesso ha dimostrato di non avere il guizzo per vincere. È un campione?
Carlos Sainz è veloce, affidabile, costante, un ottimo elemento per la squadra, una persona positiva, in poche parole il classico bravo ragazzo. Quello che tutti si chiedono è: dietro a queste invidiabili caratteristiche, si nasconde un campione? Alla luce di quanto visto finora, e dato che lo spagnolo non è più un ragazzino e anzi vola spedito verso i 28 anni, possiamo affermare che il prototipo di campione visto agli esordi in Toro Rosso è da archiviare. E come mai? Perché Carlos ha il piede pesante ma manca di quella cattiveria, di quell’estro nell’uno contro uno che fa la differenza tra un buono, o ottimo pilota, e un campione.
Niente killer instinct
Carlos Sainz Jr è in Formula 1 dal 2015, quando approdava nel Circus con la Scuderia Toro Rosso al fianco dell’attuale campione del mondo, Max Verstappen. Lo spagnolo era considerato a tutti gli effetti una delle nuove leve con il profilo giusto per essere uno dei candidati a giocarsi il titolo iridato nel futuro, al pari dell’olandese.
In tutti questi anni di militanza in F1, l’iberico non ha mai sfigurato però gli si è sempre mancato quel quid speciale per azzannare la vittoria. Sainz non ha il killer instinct tipico di chi ha il primo posto nel sangue, di coloro che amano la battaglia con il coltello tra i denti. L’attuale pilota della Ferrari ha collezionato fino a qui undici podi, ma nessun gradino più alto, eppure le occasioni non sono mancate.
Le vittorie mancate
Non sempre Carlos Sainz Jr ha avuto la macchina giusta per essere vincente, però guardando al recente passato ha avuto tra le mani delle grosse chance per portarsi a casa il successo almeno in una gara. Nel 2020 con la McLaren poteva iscrivere il suo nome nel prestigioso albo d’oro di Monza, eppure è stato battuto da Pierre Gasly sull’Alpha Tauri. In quella gara rocambolesca Sainz aveva un biglietto per il paradiso, ma lo ha stracciato perché non ha mai azzardato quando poteva, disponendo oltretutto di un mezzo superiore a quello dell’avversario. La corsa fu decisa al photofinish, e in quel caso la delusione fu ancora più grande da smaltire.
Quest’anno, a bordo della SF-75, una monoposto competitiva e veloce su ogni tracciato, il figlio d’arte sta dimostrando qualche spiacevole lacuna. L’esempio più evidente dei limiti di questo pilota lo abbiamo avuto in Canada, a Montreal. La Ferrari era più veloce – seppur non di molto – nel ritmo rispetto alla Red Bull, mentre il numero 55 aveva dalla sua la licenza della Scuderia di andare all’attacco, dato che Leclerc era impegnato nelle retrovie. Lo spagnolo si è trovato quindi a battagliare per la posta in palio più grande, ed è stato per una quindicina di giri all’inseguimento di Verstappen senza però sferrare mai la stoccata decisiva.
Nonostante il DRS e un ritmo superiore, Carlos non si è mai reso veramente pericoloso, limitandosi a stare attaccato agli scarichi dell’olandese, salvo poi franare al momento decisivo compiendo alcune sbavature determinanti. Lo stesso Verstappen, al termine della gara, ha fatto capire che si aspettava un vero forcing e un’offensiva da parte dall’avversario spagnolo, che però non è mai arrivato.
Carlos Sainz: ruolo da gregario?
Ogni anno in Ferrari la gerarchia tra i piloti resta ammantata di mistero, nessuno afferma con precisione quale sia il capitano, e forse all’inizio di quest’anno Sainz e Leclerc potevano – forse – essere veramente alla pari, visto che nella classifica piloti del 2021 lo spagnolo aveva chiuso davanti al monegasco. Oggi però le cose sembrano essere cambiate, perché Sainz è un buon pilota ma non è l’uomo giusto per andare alla caccia del titolo.
Quest’anno ha collezionato tre zeri, anche per colpa sua, e nella dura battaglia con la Red Bull non è quasi mai stato in grado di mettere i bastoni tra le ruote degli avversari e rosicchiare punti determinanti. In questo modo la Ferrari, quando si trova senza Leclerc, non può fare totalmente affidamento sull’iberico, bravo certamente ma non eccezionale. Dopo 9 gare e più di un terzo di stagione messo alle spalle, Sainz conferma di non essersi ancora adattato alla nuova monoposto, di quanto tempo ha bisogno ancora? Nel suo futuro di rosso vestito, sembra esserci solo una strada, quello del gregario, di una buona seconda guida che all’occorrenza dovrebbe trovare un po’ più di cattiveria.