Chevrolet Corvette C1 1958: all’asta un esemplare con telaio C7 e motore LT1 V8
Corpo vettura completamente restaurato e mantenuto, nelle forme, fedelissimo a quello della leggendaria Roadster di Detroit; e “sotto” la sostituzione completa di chassis e unità motrice con quelli della ben più moderna penultima generazione.
“Restomod”: un termine diventato di moda negli ultimi anni, e che denota – in linea di massima – il mantenimento del corpo vettura di un’auto storica, abbinato a meccatroniche più moderne, a volte ottenute attraverso la sostituzione “tout court” di motore e telaio. In buona sostanza: c’è chi lo ama e chi, al contrario, è dell’avviso che esso porti a snaturare l’essenza dell’auto storica, le sue tecnologie di progettazione e di sviluppo – giocoforza figlie della sua epoca -, quindi le caratteristiche di utilizzo: “voci” che, chiaramente, sono ben distanti dagli standard del terzo Millennio. In effetti, è sufficiente un lasso di tempo relativamente breve (diciamo un paio di decenni) per rendersi conto che anche la meno accessoriata delle autovetture attualmente disponibili è decisamente più “ricca” di contenuti rispetto ad un corrispondente modello di un passato ancora recente. Figuriamoci se si sposta l’obiettivo più indietro: le differenze sono tante e tali che non è neanche il caso di discuterne.
È tuttavia innegabile che da diverso tempo i progetti di Restomod sono sempre più numerosi, anche perché non di rado realizzati con l’obiettivo di enfatizzare ulteriormente le peculiarità del modello di origine, e – secondo alcuni – renderne più godibile l’utilizzo quotidiano.
È il caso, per fare un esempio (l’ultimo, in ordine di tempo), di una Chevrolet Corvette C1, ovvero la prima leggendaria serie della “sportivissima” General Motors prodotta fra il 1953 ed il 1962. La vettura in questione, a testimonianza dell’accurato restauro e dell’attenta scelta dei componenti adottati, verrà fra l’altro messa in vendita all’asta Barrett-Jackson il prossimo 22 gennaio: la cifra non è stata specificata, sebbene è possibile attendersi un importo piuttosto “importante”.
Gli elementi-novità
Di fuori è uguale, ma l’engineering di restauro è hi-tech
A livello estetico, la carrozzeria della vettura è pressoché identica a quella di origine, fatta eccezione per il diametro più ampio dei cerchi. In realtà, si legge nelle specifiche di modello, il restauro (o, per meglio dire: la ricostruzione) del veicolo è stata curata nei minimi dettagli: ogni pannello esterno – ricordiamo che la carrozzeria di Corvette C1 è in resine plastiche: per la precisione, poliestere armato con fibra di vetro – è stato rifatto con l’ausilio di tecnologia laser, la zona inferiore del veicolo è stata riverniciata con un rivestimento in ceramica nel medesimo nero lucido delle parti superiori della carrozzeria, e le cromature (che sono davvero molte) sono state restaurate completamente.
Abitacolo: anche la radio è moderna, ma “nascosta” sotto un frontalino d’epoca
All’interno, dove domina la pelle verniciata in rosso (tagliata e posizionata a mano), la dotazione comprende un impianto audio con Bluetooth, amplificatore JL, subwoofer e altoparlanti Focal, tuttavia “nascosto” sotto un’immagine che riproduce esattamente la radio “Wonder Bar” del 1958.
Telaio, impianto frenante, unità motrice: cambia tutto
“Sotto”, il capitolato di modifiche è decisamente più ampio: il telaio utilizzato (fra l’altro, verniciato a polvere in tinta argento in modo da abbinarsi al meglio al colore delle modanature laterali) è un Art Morrison C7, con sospensioni regolabili e ammortizzatori JRI: si tratta, per intenderci, del pianale di Chevrolet Corvette C7 (2014-2019, cioè l’ultima generazione ad essere stata realizzata con l’impostazione tradizionale del gruppo motopropulsore: motore anteriore, trazione posteriore), “riveduto e corretto” per essere irrigidito, alleggerito e progettato per impieghi più impegnativi rispetto a quello di serie. L’impianto frenante si compone di un set di dischi da 14”, con pinze Wilwood C7 a sei pistoncini e tubi in acciaio inox. Le ruote “EvoD”, che come si accennava più sopra sono di diametro maggiorato, sono state disegnate specificamente per essere più somiglianti possibile a quelle di origine. L’equipaggiamento comprende anche il servosterzo a pignone e cremagliera, il serbatoio carburante Aeromotive 340 Phantom Stealth con pompa della benzina elettrica, tubazioni e raccordi in teflon (verniciati in tinta Fragola), l’impianto A/C anch’esso di disegno “vintage”, impianto elettrico General Motors e infotainment programmato in fabbrica.
Da 0 a 100 km/h in meno di 4”!
Sotto al cofano, in sostituzione di una delle unità motrici di origine (i V8 Small Block da 4.368 da 230 CV oppure da 290 CV nella versione ad iniezione), la Corvette C1 pronta ad andare all’asta Barrett-Jackson è stata provvista dell’”Ottovù” LT1 da 6,2 litri che, per l’appunto, appartiene alla generazione C7 2014-2019: un “motorone” che eroga 460 CV di potenza massima e 620 Nm di coppia massima, quanto basta per spingere Corvette C7 a 100 km/h con partenza da fermo in appena 3”8. Ulteriore “chicca” di questa specialissima Corvette C1: è pressoché impossibile dall’esterno accorgersi della presenza del V8 di (quasi) ultima generazione, in quanto il proprietario ha chiesto che fossero mantenuti i terminali di scarico Corvette C1, che sono integrati nelle cromature del paraurti. Le caratteristiche di propulsione vengono riportate in una targhetta, posizionata in corrispondenza della leva del cambio, con in sintesi la denominazione del modello ed i dati tecnici essenziali.