Stellantis, la fabbrica di Termoli è appesa a un filo

Termoli, simbolo dell'industria italiana, affronta il declino dello stabilimento Stellantis tra gigafactory mancata e incertezze per i lavoratori

Di Giorgio Colari
Pubblicato il 24 apr 2025
Stellantis, la fabbrica di Termoli è appesa a un filo

Un vento di crisi soffia su Termoli, dove lo storico stabilimento automobilistico di Stellantis vive una fase di profondo declino. Questo sito, un tempo simbolo dell’eccellenza dell’industria automobilistica italiana, si trova oggi a fare i conti con la progressiva scomparsa dei motori endotermici e con un futuro sempre più incerto.

Senza motori, l’impianto soffre

Secondo Gianluca Falcone della FIOM Molise, il quadro è drammatico: entro l’estate, lo stabilimento potrebbe trovarsi senza componenti da assemblare. I segnali di questa crisi sono inequivocabili. La riduzione della domanda di motori tradizionali ha portato alla cessazione della produzione del V6 Nettuno per Maserati e del GME per Alfa Romeo. Persino il futuro del GSE 1.0L, fondamentale per i modelli ibridi come la Fiat Panda, appare nebuloso, mentre la linea Fire è già stata completamente dismessa.

A peggiorare ulteriormente la situazione è il fallimento del progetto gigafactory, che avrebbe dovuto rappresentare la svolta verso una produzione più sostenibile per il sito molisano. La fabbrica di batterie, sviluppata in collaborazione con ACC, è stata abbandonata a causa degli alti costi energetici, ritenuti insostenibili dallo stesso presidente John Elkann. Mentre la Spagna continua ad attrarre investimenti miliardari nel settore, i 370 milioni di euro stanziati dalla Regione Molise restano inutilizzati.

Cala il personale

Nel frattempo, il numero dei lavoratori è crollato: dagli oltre 3.500 di un tempo, oggi sono meno di 2.000. L’unico progetto che potrebbe garantire una parziale ripresa è la produzione della trasmissione eDCT, prevista per il 2026, ma che assorbirà appena 300 operai. Intanto, lo stabilimento si svuota progressivamente, con camion che trasportano via macchinari dismessi, in un processo che appare come un lento smantellamento.

Questa crisi non è solo locale, ma riflette un problema più ampio che affligge l’intero settore dell’automotive italiano. La transizione ecologica impone nuove sfide, ma il Paese fatica a mantenere la competitività su scala globale. In questo contesto, l’unica luce in fondo al tunnel potrebbe essere rappresentata dalla nuova Fiat 500 ibrida, il cui lancio è previsto per novembre 2025. Questo modello potrebbe rappresentare una boccata d’ossigeno per uno stabilimento e un territorio che hanno visto ridursi drasticamente le loro prospettive economiche.

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