Elon Musk nell’occhio del ciclone: tra richiami e accuse di razzismo
Il mondo di Tesla e di Elon Musk sembra scricchiolare a causa delle varie campagne di richiamo per i veicoli e per le pesanti accuse di razzismo.
Non è tutto oro quello che luccica, il mondo di Elon Musk e delle tante fortune che ha accumulato tanto da divenire uno degli uomini più ricchi del mondo, grazie a un innato senso degli affari, sembra scricchiolare. Il lungimirante e spregiudicato imprenditore sudafricano, sembra essere entrato in una spirale negativa tra i guai che riguardano Tesla e la fitta campagna di richiami per una lunga serie di veicoli, e le accuse di razzismo che sono piovute direttamente sopra la sua testa.
Campagna di richiamo
La NHTSA, l’agenzia americana addetta alla sicurezza stradale, ha richiamato la bellezza di 579.000 veicoli Tesla dotati del dispositivo Boombox. Quest’ultimo consente di riprodurre suoni usando l’altoparlante esterno che, secondo l’agenzia americana, potrebbe sovrastare il suono degli avvisi acustici usati per avvertire il pedone del sopraggiungere dell’auto. Il richiamo riguarderebbe alcuni esemplari di Tesla Model X, S e Y prodotte dal 2020 al 2022, esattamente come le Model 3 prodotte dal 2017 al 2022. Secondo NHTSA, Boombox non rispetta gli standard di sicurezza federali che, per le auto elettriche, richiedono l’emissione di rumori di avvertimento per i pedoni. Tesla cercherà di risolvere questo problema tramite l’aggiornamento software che disabiliterà Boombox.
Questa non è l’unica manovra di richiamo, infatti Tesla è finita sotto torchio anche per le cinture di sicurezza. L’azienda americana ha infatti dovuto richiamare 817.143 veicoli negli USA per via del malfunzionamento degli avvisi acustici delle cinture, che non si attiverebbero in caso di mancato allacciamento. La NHTSA ha detto che il richiamo riguarderebbe le Model 3 prodotte dal 2017 al 2022, le Model Y che vanno dal 2020 al 2022 e le Model S e X prodotte dal 2021 al 2022. La risoluzione – anche stavolta – arriverebbe tramite l’aggiornamento del software OTA.
Le accuse di razzismo
Ancora peggiore è lo scenario che riguarda le accuse di razzismo e di segregazione razziale nello stabilimento di Fremont, in California. La DFEH (California Department of Fair Employment and Housing) avrebbe infatti scovato diversi indizi nello stesso impianto dell’uso di pratiche di segregazione razziale.
Secondo il DFEH, nell’impianto californiano le persone di colore sarebbero vittime di insulti razziali, oltre a discriminazioni nel lavoro, poiché obbligati a mansioni più provanti a livello fisico. Tesla ha rigettato le accuse, ma alcuni dipendenti ed ex dipendenti nei mesi scorsi hanno sporto denuncia contro casi di discriminazione e molestie. Inoltre, nell’ottobre del 2021, una giuria californiana ha condannato Tesla a pagare 137 milioni di dollari come risarcimento a Owen Diaz, un suo ex dipendente afro-americano vittima di razzismo sul luogo di lavoro. In questo caso le offese risalgono al periodo giugno 2015 – luglio 2016, mesi in cui Diaz è stato impiegato come addetto agli ascensori presso lo stabilimento di Fremont.