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Formula 1: compie 25 anni la F310 di Schumacher

Nel 1996 venne varato un nuovo corso nella Scuderia Ferrari con la monoposto F310. Oggi quella vettura compie 25 anni, fu la prima Rossa del Kaiser

Per molti è la più bella monoposto della storia della Scuderia Ferrari, con quella linea così aggressiva, compatta e fatta per fendere l’aria come un jet dell’aeronautica. Poi quel numero 1 stampato sul musetto, eredità pesante del titolo piloti conquistato nella stagione precedente da Michael Schumacher a bordo della Benetton.

L’anno di presentazione era il 1996, oggi infatti si festeggiano i venticinque anni dalla nascita della F310, la prima monoposto di un nuovo corso impartito da Luca Cordero di Montezemolo con: Jean Todt nella veste di Team Principal e l’inedita coppia di piloti formata da Eddie Irvine – nel ruolo di scudiero – e la punta di diamante Michael Schumacher, all’epoca due volte campione del mondo di Formula 1.

La genesi della F310

Nel 1995 la Ferrari aveva ottenuto una sola vittoria, conquistata da Jean Alesi sul circuito di Montreal, mentre tutto il resto del bottino fu diviso fra Williams e Benetton. L’idea era quindi quella di dare al Cavallino un’auto capace di essere competitiva, non necessariamente da titolo, ma in grado di lottare con chi faceva da padrone. Il compito di disegnare una monoposto d’assalto ricadde sulle spalle di John Barnard, ingegnere con esperienze in F1 e negli Stati Uniti, con la Chaparral 2K, vincitrice della 500 miglia di Indianapolis.

Prendeva così forma la F310, in cui il 3 stava a indicare la cilindrata di circa 3000 cm3, mentre il dieci era lì a testimoniare il numero dei cilindri a V con un angolo di 75° tra le due bancate, raffreddati grazie a una presa d’aria sopra l’abitacolo e a due enormi prese d’aria anteriori. Una grossa novità rispetto al recente passato furono i comandi della monoposto trasferiti sul volante, dietro al quale si trovava il cambio, mentre per quanto riguardava i lubrificanti, il ’96 fu l’anno dell’addio ad AGIP e del benvenuto a Shell. Con queste premesse, la Ferrari andava alla caccia di un titolo che mancava a Maranello dal lontano 1979.

Risultati controversi

La Ferrari F310 era una monoposto veramente all’avanguardia con soluzioni tecniche raffinate e di primo piano, tuttavia il poco tempo per il suo sviluppo ne minarono l’affidabilità. Nel corso della stagione furono tantissime i ritiri: ben 6 per Schumacher (di cui uno nel giro di formazione) e 10 per Irvine. Di contraltare ci furono da annoverare tre splendidi successi, sempre a firma del Kaiser. Quello più romantico sotto la pioggia di Barcellona, in cui il nativo di Kerpen diede massimo saggio del suo talento sotto l’acqua, nella prima storica vittoria con il Cavallino Rampante, poi ci furono i meravigliosi acuti di SPA e Monza.

I tre trionfi tuttavia non furono sufficienti per vincere il titolo iridato, che andò invece a Damon Hill su Williams, ma dimostrarono la buona base di partenza del veicolo che se affidato alle sapienti mani di un campione poteva arrivare fino al gradino più alto del podio. Inoltre, la F310 fu capace di rimediare a un gap con le scuderie più veloci, che solo l’anno precedente sembravano realmente irraggiungibili. La sua evoluzione – la F310B del 1997 -, si rivelò una vettura ancora migliore, con cui Schumacher vinse cinque gare, sfiorando il titolo piloti che tuttavia andò a Jacque Villeneuve.

Irvine odiava la F310

Il pilota irlandese Eddie Irvine, vice-campione del mondo del 1999, a distanza di anni parla ancora malissimo di quella che fu la F310: “L’inizio del campionato fu un po’ una tragedia; ero al volante di un mezzo rottame. Come telaio e capacità di sfruttare le gomme la F310 è stata la mia peggior vettura. Provavamo a Fiorano già alle 8 del mattino, con la pista fredda, e la macchina non sembrava male. Poi puntualmente c’era qualche problema tecnico, qualche pezzo si rompeva e dovevamo perdere delle ore per cercare di risolvere i problemi. Alla prima occasione in cui ho fatto un test con qualche grado in più di temperatura, ho capito che la vettura era inguidabile. Era l’antenata spirituale della Jaguar R2, la peggiore F1 che io abbia mai guidato. Ma nonostante ciò, Schumi riuscì a vincere tre gare con quella macchina e per quattro volte si prese la pole position”.

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