Ibrida dieci anni prima della Toyota Prius, questa Alfa Romeo fu rivoluzionaria

Nel 1988 Alfa Romeo sviluppò la 33 Ibrida, un prototipo che combinava motori termici ed elettrici, anticipando le auto ibride moderne

Di Giorgio Colari
Pubblicato il 7 apr 2025
Ibrida dieci anni prima della Toyota Prius, questa Alfa Romeo fu rivoluzionaria

Alfa Romeo ha segnato un momento storico nell’evoluzione automobilistica con la creazione della 33 Ibrida, un prototipo rivoluzionario lanciato nel 1988, ben dieci anni prima del debutto della Toyota Prius. Questo veicolo pionieristico rappresentava un passo audace verso la mobilità sostenibile, in un’epoca in cui le preoccupazioni ambientali erano ancora in fase embrionale nel settore automobilistico.

Un progetto italiano

Frutto della collaborazione tra Alfa Romeo e Ansaldo, il progetto si basava sulla carrozzeria della 33 Giardinetta. La sua innovativa architettura propulsiva combinava un motore boxer 1.5 a benzina da 95 CV con un motore elettrico trifase capace di erogare 16 CV. L’aspetto tecnico più interessante risiedeva nel posizionamento: l’unità elettrica era collocata sopra il motore termico e collegata al cambio manuale tramite una cinghia dentata appositamente progettata.

Grazie a questa configurazione, il veicolo poteva operare in tre modalità distinte: completamente elettrica, esclusivamente a benzina o in modalità ibrida combinata, anticipando così la tecnologia mild hybrid oggi ampiamente utilizzata. Le batterie al nichel-cadmio, posizionate sotto il piano di carico, aggiungevano 150 kg al peso complessivo senza compromettere in modo significativo lo spazio disponibile.

Grande efficienza

Nonostante le prestazioni limitate in modalità elettrica – con un’autonomia di soli 5 chilometri e una velocità massima di 60 km/h – il prototipo si dimostrava particolarmente efficiente negli spostamenti urbani. La scelta della versione Giardinetta come base non fu casuale: l’idea era quella di sviluppare una flotta di taxi ecologici per le città italiane, una visione che avrebbe potuto trasformare la mobilità urbana nel Paese.

Purtroppo, il progetto non andò oltre la fase sperimentale. Solo tre esemplari furono costruiti per i test stradali, che dimostrarono la validità del concetto. Tuttavia, problemi legati alla rumorosità, ai costi di produzione elevati e a un cambio di strategia aziendale portarono all’abbandono dell’iniziativa.

La situazione odierna

Oggi, Alfa Romeo guarda nuovamente al futuro della mobilità sostenibile. Durante una recente visita allo stabilimento di Pomigliano d’Arco, il CEO ha annunciato lo sviluppo di due modelli compatti basati sulla piattaforma STLA Small, progettata per supportare sia motorizzazioni elettriche che ibride.

La storia della 33 Ibrida rimane un simbolo dell’ingegno italiano: un esempio di come l’industria nazionale sia stata capace di anticipare le tendenze globali, pur senza riuscire a concretizzarle commercialmente. Un’opportunità mancata che, con il senno di poi, avrebbe potuto influenzare profondamente il settore automobilistico globale.

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