Tesla bruciate a Roma, arriva la rivendicazione anarchica

Un incendio doloso distrugge 17 auto Tesla a Roma. Gli anarchici rivendicano l'atto contro Elon Musk e le Smart City

Di Giorgio Colari
Pubblicato il 28 apr 2025
Tesla bruciate a Roma, arriva la rivendicazione anarchica

Diciassette auto elettriche distrutte, danni ingenti alla struttura e una rivendicazione anarchica che ha scosso l’opinione pubblica. Questo è il bilancio dell’incendio Tesla Roma, avvenuto nella notte tra il 30 e il 31 marzo, che ha colpito l’unico showroom Tesla della Capitale. Un episodio che, inizialmente, sembrava un semplice incidente, ma che si è rivelato un atto doloso di grande portata.

Settimane dopo l’evento, un gruppo anarchico ha pubblicato una lettera di rivendicazione, scegliendo simbolicamente il 25 aprile, Festa della Liberazione, per dichiarare la propria ostilità verso Elon Musk e il suo impero tecnologico. Questo gesto ha trasformato un fatto di cronaca in un caso che ha sollevato interrogativi profondi sulla sicurezza delle infrastrutture tecnologiche e sulla crescente ostilità verso le innovazioni tecnologiche.

Le motivazioni dietro l’attacco

La lettera di rivendicazione, carica di toni provocatori, accusa Elon Musk di rappresentare il “male assoluto” per una serie di motivi: dai suoi legami con l’amministrazione Trump allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, fino ai progetti spaziali di SpaceX. Tuttavia, il punto centrale delle critiche riguarda il ruolo di Tesla nelle Smart City, viste dagli anarchici come strumenti di “controllo totalitario urbano”.

Il messaggio, che si conclude con una frase provocatoria – “L’unica Tesla che ci piace è quella che brucia… e come brucia bene!” – ha sollevato un’ondata di preoccupazione tra le autorità e l’opinione pubblica. Questa rivendicazione anarchica non solo evidenzia una netta opposizione alle tecnologie di Musk, ma mette in discussione il futuro delle città intelligenti e della loro accettazione sociale.

Misure di sicurezza rafforzate

A seguito dell’attacco, il referente italiano di Tesla, è stato posto sotto scorta. Stroppa ha definito l’episodio un possibile “atto di terrorismo”, sottolineando la gravità dell’accaduto e le sue implicazioni per la sicurezza aziendale. Le forze dell’ordine, che hanno confermato la natura dolosa dell’incendio Tesla Roma, stanno ora lavorando per identificare i responsabili materiali del gesto.

Le indagini si stanno concentrando sull’analisi di eventuali collegamenti con episodi simili avvenuti in Italia, per comprendere se l’attacco faccia parte di una campagna più ampia contro le innovazioni tecnologiche. Intanto, la concessionaria Tesla di via Serrapicola è stata messa sotto stretta sorveglianza per prevenire ulteriori atti vandalici.

Un caso che fa riflettere

L’episodio solleva importanti interrogativi sulla sicurezza delle infrastrutture tecnologiche e sul crescente clima di ostilità verso figure simboliche come Elon Musk. Le autorità stanno valutando se l’attacco possa rappresentare l’inizio di una serie di azioni mirate contro i simboli dell’innovazione, percepiti da alcuni gruppi estremisti come una minaccia alla libertà individuale.

La vicenda della concessionaria Tesla di Roma è un monito per le aziende tecnologiche e le istituzioni, che devono affrontare non solo le sfide legate all’innovazione, ma anche le crescenti tensioni sociali che ne derivano. In un mondo sempre più connesso, episodi come questo evidenziano la necessità di bilanciare progresso e sicurezza, per garantire un futuro in cui la tecnologia sia percepita come un’opportunità e non come una minaccia.

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