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Infotainment e sicurezza: la tecnologia aumenta le distrazioni?

Autovetture sempre più somiglianti a “smartphone su ruote”, c’è il rischio che il conducente sia più portato a concedere meno attenzione alla strada: ci sono gli ausili attivi, ma forse sarebbe bene lasciarli confinati in un territorio “di emergenza” anziché lasciare che l’informatica assuma in pianta stabile il controllo del veicolo.

C’è una vecchia battuta, che viene spesso riferita al mondo degli smartphone, che recita più o meno come: “Può anche fare e ricevere telefonate”. Vuol dire, in soldoni, che le funzioni inserite nel device che chiunque possiede sembrano avere surclassato l’esigenza di base, che è per l’appunto quella di comunicare a voce con l’esterno dopo avere formulato un numero, oppure viceversa rispondere ad una chiamata. È un paradosso, d’accordo, perché la “modalità telefono” è implicita nello smartphone, talmente scontata che non è neanche il caso di parlarne. Dunque, viene taciuta dai produttori.

Analogamente, in ambito automotive si richiede ad una vettura di portarci da un punto A a un punto B. Il conducente, che fa fede in senso pratico a questo sostantivo, controlla appunto il veicolo. L’atto di guidare viene quindi, al pari della funzione telefono negli smartphone, implicito nella natura utilitaristica del mezzo di trasporto.

Siamo davvero sempre meno concentrati?

La questione, che punta i riflettori di esperti di tecnologia, analisti e addetti ai lavori, riguarda l’effettivo grado di sicurezza di un veicolo con l’aumentare delle tecnologie di bordo. In altri termini: quanto l’evoluzione hi-tech (e, nella fattispecie, la presenza di sistemi informatici nelle dotazioni della vettura) influisce sulla concentrazione alla guida?

In effetti, a chiunque può essere capitato una volta o l’altra di essersi momentaneamente distratto per dare un’occhiata al display dell’impianto audio, o al navigatore oppure al telefonino (si intenda: con il kit vivavoce: altri sistemi sono del resto vietati dal Codice della Strada che, anzi, proprio di recente ne ha – ed è un gran bene! – inasprito le sanzioni per chi venga “pizzicato” alla guida di un veicolo con lo smartphone in mano: anzi, il legislatore ha per la prima volta introdotto, nelle nuove norme, computer portatilinotebooktablet e in generale qualunque altro dispositivo che comporti anche solo temporaneamente l’allontanamento delle mani dagli organi di comando del mezzo). Un attimo di distrazione, lo sguardo distolto dalla strada quel tanto che è bastato per evitare appena in tempo una buca, un’altra auto, un cane o peggio.

Troppa informazione sovraccarica il cervello

Forse (purtroppo!), alcuni non sono riusciti a riacquistare la propria concentrazione in tempo. Conclusione: è colpa del conducente distratto, e ci mancherebbe che non fosse così. Secondo alcuni esperti, tuttavia, le stesse Case costruttrici non aiutano in questo senso. Al contrario, affermano i tecnici, la distrazione in chi si mette alla guida di un veicolo viene in un certo senso “facilitata” a causa della sempre più fitta presenza di tecnologie sempre più complesse a bordo, che rischiano di sovraccaricare il cervello dell’automobilista di informazioni e intrattenimenti vari, proprio laddove si dovrebbe essere concentrati sulla guida, per proteggere se stessi e – soprattutto – i passeggeri e gli altri utenti della strada.

Un’iniziativa che arriva dal Canada

A questo proposito, si cita quanto evidenziato da varie fonti Web in riferimento ad un’indagine svolta dalla Canadian Automobile Association, “Si tratta di un problema importante e in aumento: diventa sempre più complicato, per i conducenti, tenere sotto controllo tutte le tecnologie che equipaggiano la propria vettura”, sostiene Ian Jack, responsabile Affari Pubblici della CAA ai taccuini di The Canadian Press. Tanto che la stessa organizzazione nordamericana ha, fra i progetti in essere, il lancio di una campagna media per rendere edotti gli automobilisti sui pericoli legati alla distrazione alla guida.

Basta poco per distrarsi

Alcuni test indipendenti, viene reso noto, hanno sì dimostrato che anche attività più semplici- e che esistono da sempre – come parlare con un passeggero mentre si è alla guida di una vettura, o mangiare (azione, quest’ultima, che sconsigliamo sempre e comunque!, e non ci sarebbe bisogno del parere di “chi ne sa”) – possono distrarre il guidatore, ed in maniera anche importante, fino a compromettere le capacità di riconoscere situazioni di emergenza e compiere all’istante una manovra “di salvataggio”. La Canadian Automobile Association, per proseguire su questo esempio, si è detta particolarmente preoccupata sulle implicazioni in materia di sicurezza (leggi: potenziale distrazione) che derivano da moduli infotainment via via più sofisticati.

Un altro esempio arriva dai più recenti dispositivi di controllo di guida (ADAS) di Livello 3, che concedono al “cervello” informatico i comandi del veicolo ma soltanto a determinate condizioni (come in autostrada e fino a 60 km/h); superato tale limite, si necessita il controllo umano della vettura.

Un problema anche etico

Il problema della digitalizzazione a bordo può, alla lunga, assumere una connotazione etica sulla responsabilità personale. Come è stato evidenziato in tempi recentissimi in un meeting organizzato da Volvo Italia sul futuro delle tecnologie di bordo e sullo sviluppo (anche legale) della guida autonoma, bisognerà un domani stabilire chi effettivamente sia responsabile di un incidente nel caso in cui questo sia stato provocato da un veicolo “self driving”. Il conducente, che non avendo più alcun potere sul controllo del veicolo sarà più che altro passeggero passivo? La Casa costruttrice (e questo comporterebbe anche un impegno in prima persona dei Costruttori per determinare chi, all’atto pratico, abbia la reale volontà di portare avanti un discorso di guida autonoma, accettandone quindi anche i rischi)? O le infrastrutture stradali, dunque gli enti proprietari o gestori?

La tecnica corre più della capacità umana di apprendimento

L’impressione è di essere risucchiati in una sorta di “terra di nessuno” in cui la quantità di gadget di infotainment che equipaggiano le autovetture di ultima generazione non sia eguagliata da un adeguato livello di controlli necessario per consentire all’automobilista-tipo di utilizzarli in sicurezza. In effetti, in un lasso di tempo molto breve le funzioni di bordo hanno evoluto in maniera sostanziale, forse più di quanto gli automobilisti riuscissero ad apprenderne le funzionalità. Una vettura del 2010 non possiede schermi touch o sistemi di navigazione così sviluppati e “intelligenti” come un corrispondente modello del 2021. Uno studio condotto negli Stati Uniti dalla Università dello Utah e dalla AAA Foundation for Traffic Safety ha rilevato che il funzionamento dei sistemi infotainment nelle vetture di nuova generazione richiedeva al guidatore un livello di attenzione (ai dispositivi di bordo) tale che alcune attività arrivavano a richiedere fino a 48 secondi. Non c’è quindi da stupirsi se alcuni incidenti siano provocati da distrazione alla guida. E, d’altro canto, se le Case costruttrici evolvono i sistemi di ausilio attivo alla guida.

Ma l’automazione può essere molto utile

È altrettanto vero che in alcune situazioni una certa automazione si riveli particolarmente utile: potere rispondere alle telefonate senza dover toccare il telefono, avere a disposizione il Cruise control adattivo, il rilevamento dei limiti di velocità, la frenata autonoma d’emergenza, l’indicatore di corsia costituiscono sicuramente un passo in avanti per la sicurezza di marcia. E la personalizzazione dell’infotainment consente un più agevole accesso alle App di cui si ha più bisogno. L’argomento può rivelarsi più delicato quando si tratta di interagire con i gadget informatici mentre la vettura è in movimento.

Il caso Alfa Romeo: “Auto, non iPad su ruote”

È opportuno ricordare quanto dichiarato, lo scorso settembre, dall’amministratore delegato di Alfa Romeo Jean Philippe Imparato davanti alle telecamere del programma TV francese “Good Morning Business”. Oltre all’esposizione dei piani di rilancio dell’azienda, il numero uno del “Biscione” aveva sottolineato che i futuri modelli Alfa Romeo “Non saranno come iPad con l’auto costruita intorno: il guidatore è, e sarà sempre, al centro di tutto: a bordo ci sarà sempre il minore numero possibile di display”. Vuol dire, in questo senso, prendere una posizione concreta rispetto ad altri “big player” che potrebbero invece lasciare più spazio ai sistemi elettronici e, sembra, lascerebbero meno spazio al “piacere di guida” umano.

Occorre buon senso da parte degli automobilisti in primis

L’intelligenza artificiale, si spera, dovrebbe essere realmente funzionale alle più urgenti necessità dell’utente, in primo luogo sulla sicurezza. Tuttavia non dovrebbe sostituire “in tutto e per tutto” il guidatore se ciò dovesse comportare una riduzione dell’attenzione, o la possibilità di interagire con l’esterno in attività futili e che possono benissimo essere rimandate di qualche minuto.

Pensiamoci un po’: è veramente necessario rispondere all’istante con un “like” o un qualsiasi “emoji” ad un post o video social, così come un messaggio o una telefonata? Siamo, ci si perdoni la franchezza, in un campo piuttosto puerile: nessuno lo vieta, a patto di farlo in tutta sicurezza. Basta aspettare un po’, cercare un luogo adatto, fermarsi qualche secondo e interagire con l’esterno. Come sempre si è fatto. Resta da vedere come si intenda il concetto di “tempo”.

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