Irene Pivetti indagata di frode fiscale attraverso la compravendita di Ferrari
Sono stati sequestrati in via preventiva beni per un valore di circa 4 milioni di euro.
Dopo lo scandalo delle mascherine importate dalla Cina, Irene Pivetti si trova nuovamente nell’occhio del ciclone per un’altra inchiesta. L’ex Presidente della Camera e un suo consulente risultano infatti indagati per frode fiscale e per questo motivo sono stati loro sequestrati in via preventiva beni per un valore di circa 4 milioni di euro.
Tre Ferrari per riciclare denaro?
Entrambi i protagonisti di questa storia risultano indagati nell’inchiesta di riciclaggio e frode fiscale relativa ad una serie di operazioni commerciali che includevano anche la compravendita di tre Ferrari. Le supercar del Cavallino Rampante sarebbero servite per riciclare i proventi di una possibile operazione di evasione fiscale. Le medesime accuse sono state rivolte anche al pilota automobilistico Leonardo Isolani, alla moglie e alla figlia di quest’ultimo. Secondo gli inquirenti, il denaro sequestrato agli indagati equivale ai proventi relativi ai reati ipotizzati.
Operazioni internazionali
Tra le varie accuse troviamo anche l’autoriciclaggio del gruppo Only Italia – guidato dalla Pivetti in persona – nel corso di operazioni delle società di Isolani per nascondere al fisco beni di elevato valore, tra cui proprio le tre Ferrari. Una di queste ultime sarebbe stata sequestrata dalla Guardia di Finanza. I fatti in questione risalirebbero al 2016: Isolani, patron di un team di auto da competizione, avrebbe ceduto tutti i beni – tra cui equipaggiamenti, brand e sito web – di una sua società indebitata con il fisco per svariati milioni di euro con l’obiettivo di renderla una “cassa vuota”. I suddetti beni sarebbero passati ad un’altra società dell’Isolani con sede a San Marino, la quale avrebbe ceduto nuovamente tutti i beni (a cui si aggiungono le tre Ferrari) ad una società di Hong Kong che può essere ricondotta alla Pivetti.
In totale sette indagati
Quest’ultima società avrebbe nuovamente rivenduto il tutto al Gruppo Daohe che fa capo al tycoon cinese Zhou Xi Jian. Quest’ultima vendita sarebbe stata celebrata con un evento in grande stile che organizzata dall’Ex Presidente della Camera a Palazzo Brancaccio a Roma. Nelle varie fasi del riciclaggio tramite società “scatole cinesi” risultano coinvolti anche un notaio e due imprenditori, in totale gli indagati risultano sette.