Le pastiglie dei freni inquinano più del diesel: lo studio
Le particelle dei freni, più pericolose delle emissioni diesel, mettono in discussione la sostenibilità dei veicoli elettrici. Scopri di più
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Uno studio sorprendente dell’Università di Southampton ha messo in luce un problema poco conosciuto: le polveri delle pastiglie freni potrebbero rappresentare un rischio per la salute maggiore rispetto alle emissioni diesel. Questa scoperta solleva dubbi sulle attuali priorità nella lotta contro l’inquinamento atmosferico, evidenziando i pericoli nascosti delle moderne pastiglie freno prive di amianto.
Le polveri delle pastiglie freni inquinano l’aria
I ricercatori hanno individuato un potenziale pericolo nelle fibre di rame, un componente essenziale delle pastiglie freno moderne. Questi materiali, introdotti come alternativa “sicura” all’amianto, sono stati associati a gravi problemi respiratori, che vanno dall’asma a condizioni più severe come tumori polmonari. Il problema è particolarmente acuto negli Stati Uniti, dove queste pastiglie sono ampiamente utilizzate grazie al loro vantaggioso rapporto qualità-prezzo.
Nemmeno i veicoli elettrici, spesso considerati una soluzione definitiva all’inquinamento urbano, sono esenti da questa problematica. Paradossalmente, il loro peso maggiore rispetto alle auto tradizionali comporta una maggiore usura dei freni durante l’uso, nonostante il supporto della frenata rigenerativa.
Il quadro normativo
Il quadro normativo attuale presenta lacune significative. Alcuni stati americani hanno introdotto restrizioni sul contenuto di rame nelle pastiglie, principalmente per proteggere gli ecosistemi acquatici. In Europa, si stanno preparando nuove normative Euro 7, che però interesseranno esclusivamente i veicoli di nuova produzione.
Parallelamente, l’Unione Europea sta affrontando il tema della sostenibilità delle batterie auto elettriche, con regolamenti previsti per il 2027. Queste normative mirano a promuovere batterie più ecologiche e riparabili, pur mantenendo standard di sicurezza rigorosi che attualmente limitano gli interventi su singole celle.
Questa complessa situazione evidenzia come la transizione verso una mobilità sostenibile richieda un approccio più ampio, che consideri non solo le emissioni di scarico ma anche altre fonti di inquinamento finora trascurate.
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