McLaren Elva: ecco la versione con il parabrezza
In alternativa al modello con sistema di aerodinamica attiva, la nuova hypercar di Woking a tiratura limitata riceve un vetro anteriore, tuttavia mantiene il primato di leggerezza.
Che sia esclusiva, è fuori discussione: McLaren Elva, presentata nella seconda metà di novembre 2019 come “dichiarata rivale” nei confronti di Ferrari SP1 ed SP2 Monza, costituisce il vertice più elevato della gamma “Ultimate Series” che si caratterizza per soluzioni tecnologiche “estreme”.
Su tutti: il ricorso all’unità motrice 4.0 V8 da 815 CV ed 800 Nm di coppia massima presa pari pari da McLaren Senna, ed abbinata a un cambio a sette rapporti con levette al volante, che consente alla nuova hypercar di Woking un tempo di 2″8 per lo scatto da 0 a 100 km/h, e di appena 6”7 per schizzare a 200 km/h con partenza da fermo. Anche il prezzo di vendita (e la “tiratura”) sono adeguati: siamo nell’ordine di 1,7 milioni di euro per ciascuno dei 149 esemplari (dai 399 indicati in origine) che saranno realizzati, e ciascuno con specifiche ordinate dal singolo cliente.
“A grande richiesta”
Fra gli atout più evidenti durante il “vernissage”, c’era l’assenza del parabrezza, sostituito da un modulo aerodinamico attivo, progettato “in home”, e denominato AAMS, acronimo che sta per Active Air Management System. Ebbene: “a grande richiesta”, McLaren annuncia di essere in procinto di mettere in cantiere una versione di Elva dotata di parabrezza: una soluzione che i tecnici del marchio di oltremanica dedicano ai clienti che preferiscono avere a disposizione un elemento protettivo più “importante” rispetto all’AAMS, ma anche per soddisfare i requisiti di omologazione locali richiesti da alcuni stati USA.
Cosa sono 20 kg in più?
Il peso “a secco” (dichiarato seppure in attesa di convalida finale) resta al di sotto di 1.300 kg. E, in rapporto alla versione Roadster con AAMS (che è assente nella configurazione dotata del parabrezza, non essendoci più questa necessità), McLaren Elva “con parabrezza” (incorniciato in un telaio in fibra di carbonio) denuncia una ventina di kg aggiuntivi, anche contando i tergicristalli con sensore pioggia, gli ugelli lavavetro (con relative vaschetta e tubazioni) e le alette parasole: un valore tutto sommato ininfluente se rapportato alle eccezionali performance promesse dalla nuova hypercar di Woking, che nell’impostazione delle linee e nella denominazione stessa rende omaggio alla storia di McLaren e del suo fondatore.
Una importantissima eredità
Nello specifico, i modelli M1A ed M1B creati nel 1965 appoggiandosi alla piccola factory semi-artigianale Elva Cars (a sua volta facente parte della holding Trojan che, all’epoca, era anche importatore ufficiale delle Lambretta per il Regno Unito). Le prime McLaren, che esordirono nella serie Can-Am (Campionato che si svolgeva in Canada ed USA, fra la metà degli anni 60 e la prima metà degli anni 70 visse il suo periodo di maggiore splendore ed in cui il binomio McLaren-Denis Hulme fu poi imbattibile dal 1967 al 1971), erano equipaggiate con unità motrici Oldsmobile “F85” 4.5 V8 rielaborato dallo specialista californiano Traco, e più avanti Chevrolet 5.9 V8.
Livrea storica e consegne da fine 2021
Anche per questo, fra le proposte “di immagine” che contraddistinguono McLaren Elva (con parabrezza o senza), c’è il ricorso ad alcune tinte carrozzeria iconiche per il marchio inglese, come la verniciatura in Satin Casa Blue adottata dal prototipo con parabrezza. Le prime unità saranno consegnate ai rispettivi clienti verso la fine di quest’anno: giusto il tempo di transitare per la Divisione MSO-McLaren Special Operations per i rispettivi interventi di personalizzazione.