Microchip: i numeri della crisi per l’automotive europeo
Il Vecchio Continente non sta attraversando un buon momento. La tempesta perfetta in atto sta pesando molto sull’universo a quattro ruote.
La crisi dei chip sta costando davvero cara all’industria automobilistica europea, che si lecca le ferite. All’orizzonte non si coglie un cambio di passo: le prospettive sono poco incoraggianti. Se si pensa al grande peso specifico del comparto automotive sull’economia del Vecchio Continente, non si fatica a capire quali implicazioni ciò possa avere su ciascuno di noi.
Drammatica crisi dei chip
Il conto complessivo, relativo al 2021 e 2022, potrebbe ammontare a circa 100 miliardi di euro: avete letto bene, non si tratta di un refuso di stampa. La penuria di semiconduttori ci è già costata tantissimo, ma può continuare ancora a farci male. Uno studio condotto da Allianz Trade (nota assicurazione del credito) mette in evidenza come la perdita abbia già toccato quota 50 miliardi di euro lo scorso anno, pari allo 0,4% del PIL continentale. Anche il 2022 rischia di spingersi verso livelli paragonabili.
Niente luce all’orizzonte
Le proiezioni, infatti, parlano per l’anno in corso di una contrazione di oltre 47 miliardi nei volumi dell’industria automobilistica europea, per la crisi dei chip. A pagare il dazio maggiore sarà la Germania, il cui PIL risulta più correlato che altrove all’industria a quattro ruote. La perdita stimata è per lei di 47.5 miliardi (25.3 dei quali lasciati per strada nel 2021). Queste le cifre della sofferenza per le altre grandi nazioni del Vecchio Continente: 7.2 miliardi per la Francia, 6.8 per il Regno Unito, 6.4 per l’Italia, 6.3 per la Spagna.
Le cause del crollo produttivo
Il calo dei volumi commerciali stimato nel biennio ammonta a 13 milioni di auto. All’origine della crisi ci sono molti fattori. La pandemia ha portato i costruttori a tagliare gli ordini e le scorte di semiconduttori, ma quando il mercato è tornato più vivace, i produttori dei chip hanno privilegiato l’elettronica di consumo. Le tensioni per il conflitto fra Russia e Ucraina hanno fatto il resto, peggiorando ulteriormente il quadro.