Non rispetta la distanza e tampona in autostrada: più di 100.000 euro di multa

Scopri il sistema svizzero delle multe proporzionali al reddito, il caso da 105.000 euro e il dibattito sull'equità in Italia

Di Giorgio Colari
Pubblicato il 19 feb 2025
Non rispetta la distanza e tampona in autostrada: più di 100.000 euro di multa

“Chi più ha, più paga”. Questo vecchio detto popolare trova una perfetta applicazione nel sistema delle multe stradali in alcuni paesi europei, come dimostra il caso record di un automobilista svizzero che si è visto comminare una muta di oltre 105.000 euro per non aver rispettato la distanza di sicurezza in autostrada.

Multa in base al reddito

La multa, confermata dal tribunale federale della Svizzera, ha colpito un uomo di 58 anni con un reddito annuale di 1,7 milioni di euro. A questa sanzione si sono aggiunti circa 13.800 euro di spese processuali, sebbene il totale non sarà esigibile qualora l’automobilista mantenga una condotta irreprensibile nei prossimi due anni.

Il sistema sanzionatorio svizzero rappresenta un modello di giustizia sociale applicata alla sicurezza stradale. Le multe vengono calcolate in base al reddito del trasgressore, con l’obiettivo di garantire un effetto deterrente equo per tutti i cittadini. In questo caso, il calcolo si è basato su 50 redditi giornalieri del trasgressore, pari a 1.970 franchi ciascuno.

Non è la prima volta

Non è la prima volta che un approccio simile fa notizia in Europa. Anche la Finlandia, che adotta un sistema analogo, è balzata agli onori della cronaca con una multa da 121.000 euro per un eccesso di velocità di 32 km/h oltre il limite consentito.

Questo modello ha riacceso il dibattito anche in Italia, dove le sanzioni stradali sono attualmente fisse e non tengono conto della capacità economica dei trasgressori. L’eventuale introduzione di un sistema proporzionale al reddito divide l’opinione pubblica: c’è chi lo considera uno strumento di equità sociale e chi teme possa diventare una forma di discriminazione economica.

L’implementazione di un simile modello nel nostro paese solleva inoltre questioni pratiche, come la tutela della privacy e la complessità gestionale, ma potrebbe rappresentare una svolta significativa verso un sistema sanzionatorio più equilibrato ed efficace. Chissà se arriverà anche in Italia.

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