Valentino Balboni: l’uomo immagine Lamborghini
In questo podcast ripercorriamo la carriera del leggendario collaudatore che per 40 anni ha legato il proprio nome a quello di Lamborghini.
Dici “collaudatore” e, immediatamente, nella testa dell’appassionato emergono un nome e un cognome entrati a buon diritto nella leggenda della storia dell’automobile. Valentino Balboni, protagonista del nostro podcast settimanale, è più che un semplice collaudatore. Rappresenta, per gli enthusiast di supercar, quel trait d’union fra uomo e macchina che da sempre costituisce parte integrante della passione per i motori. E per di più, è italiano. Come “nostrane” sono le più celebrate auto del mondo. Fra queste, appunto, c’è Lamborghini.
Valentino Balboni: 40 anni in Lamborghini
Non è raro che un tecnico leghi in maniera indissolubile il proprio nome a quello di una Casa costruttrice. È tuttavia unico il caso dell’omaggio di una factory al suo collaudatore: questo è avvenuto, nel 2009, con la serie speciale Lamborghini Gallardo LP 550-2 Valentino Balboni: un doveroso omaggio all’uomo che con questo modello si congedava dall’azienda, andava in pensione dopo 40 anni trascorsi nello stesso marchio. “Cresciuto nella società”, come si dice nelle schede biografiche di alcuni calciatori fedelissimi agli stessi colori durante tutta la carriera.
Quando “comandava” Ferruccio Lamborghini e si produceva la Miura
Era il 1968 quando l’allora diciannovenne Valentino Balboni (nato nel 1949 a Casumaro, in provincia di Ferrara), fece il proprio ingresso ufficiale in Lamborghini. Un “primo giorno di scuola” (che, come sempre avviene, non si scorda mai) in qualità di apprendista meccanico e, si badi bene, nell’epoca in cui la fabbrica era guidata da Ferruccio Lamborghini in persona.
Proviamo a immaginare cosa potesse provare un ragazzino di diciannove anni proiettato nell’atelier dove si costruiscono alcune delle auto più veloci del mondo (e, per volere del “patron” Ferruccio, le più veloci e dotate di un appeal personale che le rendesse immediatamente riconoscibili), peraltro in un’epoca nella quale la sincera e ruspante passione per i motori accomunava milioni di giovani di tutto il mondo (ben lontani, cioè, dalle “distrazioni” multimediali di oggi). Tanto per dire: il primo impatto fu con la leggendaria Lamborghini Miura. Una fortuna che di certo capitava a ben pochi. Ebbene, Valentino Balboni ebbe questa opportunità. E ne fece un “orgoglio di casacca” che, in capo a poco tempo, lo portò ad essere ben accettato da Ferruccio Lamborghini, che lo mise sotto l’ala protettiva di Bob Wallace, il collaudatore neozelandese che – prima di lui – aveva legato il proprio nome a quello di Lamborghini.
Impersonificazione del ruolo di collaudatore
Sotto la guida di Wallace, Valentino Balboni imparò a conoscere a fondo il ruolo del collaudatore, imprescindibile all’epoca. Lavorare come collaudatore in una Casa automobilistica come Lamborghini significava, allora ancora più di oggi, essere davvero il braccio operativo dei progettisti: interpretare “in tempo reale” le reazioni del telaio in rapporto all’erogazione della potenza, in modo da ottimizzarne le performance dinamiche, suggerire tutte le modifiche necessarie. In poche parole: rendere la vettura (così Countach come Urraco e Silhouette, Jalpa, Diablo e Murciélago) pronta per le finiture finali. Un incarico delicatissimo, complicato, che richiede la sensibilità di un liutaio, che deve portare il collaudatore ad un rapporto “personale” con la supercar.
Lamborghini Gallardo LP 550-2 Valentino Balboni: serie speciale come omaggio
E tale è stato, nei 40 anni trascorsi in azienda, il connubio fra Valentino Balboni e la produzione Lamborghini. Tanto che che nel 2009 – cioè al momento di andare in pensione – la dirigenza del “Toro”, conscia dell’enorme popolarità da lui raggiunta nel tempo, volle dedicargli una serie speciale (tirata in 250 esemplari) di Lamborghini Gallardo LP 550-2. Una vettura provvista di allestimenti old style, proprio come sarebbero piaciuti a lui: corpo vettura impreziosito da una striscia bianca-oro, e la trazione posteriore (anziché integrale) per scaricare a terra i 550 Cv e 540 Nm di coppia massima sprigionati dal 5.2 V10 aspirato.