Home Notizie Mercato auto Prezzo carburanti quasi raddoppiato in 20 anni. Ora basta: ecco il nostro impegno

Prezzo carburanti quasi raddoppiato in 20 anni. Ora basta: ecco il nostro impegno

Per conoscere meglio l’entità di quanto si paga al distributore, ecco una comparazione 2002-2022: gli strumenti per calmierare il continuo rialzo dei prezzi possono essere trovati, serve volontà politica per farlo. Da parte nostra, continueremo a dare voce alla filiera e alle Associazioni dei consumatori.

I prezzi dei carburanti continuano ad essere in rialzo. E ci si domanda se, prima o poi, questa folle corsa avrà una “forza superiore” (che può e dev’essere solamente politica) che sia in grado di fermarla, una volta per tutte.

Benzina, gasolio, GPL, metano: ecco quanto costano oggi

Come indica un “lancio” Ansa della mattina di giovedì 3 marzo relativo ai dati riportati da Quotidiano Energia, questa è la situazione dei prezzi “alla pompa”, stante il mantenimento sui massimi del petrolio (in attesa degli sviluppi della situazione in Ucraina e dopo la decisione OPEC di lasciare invariato il rialzo di produzione, il Brent, dopo una “fiammata” oltre 117 dollari, viene scambiato a 116,95 dollari al barile, con un aumento del 3,56%, mentre il Wti è a quota 114,56 dollari, con un rialzo del 3,58%).

Benzina

Servito

  • Prezzo medio: 2,024 euro al litro (ieri, mercoledì 2 marzo, era 2,015 euro/l); forbice dei prezzi medi applicati dalle Compagnie: fra 1,965 euro/l e 2,111 euro/l (no logo: 1,927 euro/l).

Diesel

Servito

  • Prezzo medio: 1,904 euro al litro (ieri, mercoledì 2 marzo, era 1,895 euro/l); forbice dei prezzi medi applicati dalle Compagnie: fra 1,844 euro/l e 1,974 euro/l (no logo: 1,809 euro/l).

GPL

  • Prezzo medio: da 0,828 euro al litro a 0,857 euro/l (no logo: 0,823 euro/l).

Metano

  • Rialzi registrati soprattutto nei distributori Eni, fra 1,753 euro al kg e 1,885 euro/kg.

In vent’anni, prezzi quasi raddoppiati!

Quanto indicato qui sopra riguarda la più stretta attualità. Un’altra importante questione è: qual è stato, nel tempo, l’andamento dei prezzi che milioni di utenti si sono trovati costretti “ob torto collo” ad accettare per rifornire il proprio veicolo? Davvero, non c’è da stare allegri.

Negli ultimi vent’anni, il costo del rifornimento è quasi raddoppiato. Lo indica una recente indagine, realizzata dall’Associazione di consumatori Consumerismo No Profit e dal Centro Ricerca e Studi “Alma Laboris Business School”.

Lo studio ha messo a confronto i prezzi dei carburanti dal 2022 ad oggi, ed analizzato nel dettaglio le conseguenze economiche di questo fenomeno sulla collettività.

Ciò che emerge dal rapporto è a dir poco scoraggiante. A gennaio 2002, il prezzo di un litro di benzina era meno di un euro (0,992 euro), mentre un litro di gasolio costava in media 0,836 euro.

Nel primo scorcio 2022, e sulla base dei dati forniti dal Ministero della Transizione Ecologica, la spesa media per il consumatore è di rispettivamente 1,797 euro (benzina) e 1,667 euro al litro (gasolio).

A conti fatti, il rincaro è drammatico: +81,1% per la benzina, e addirittura +99,4% per il gasolio.

E si noti che quanto riportato dall’indagine era aggiornato alla fine di gennaio di quest’anno (il rapporto era stato diffuso nei primi giorni di febbraio). L’aumento, in base ai più recenti rialzi che abbiamo subito nell’ultimo mese, è in effetti da considerare ancora più elevato.

Signori, fate voi i vostri conti

Il “gioco” è presto fatto: a fronte di un “pieno” di carburante, determinato sulla media di 50 litri, nel 2002 per un’auto di media cilindrata la spesa era meno di 50 euro (49,60 euro) per la benzina. Lo stesso quantitativo di carburante, all’inizio del 2022, richiede in media 89,80 euro. Il maggior esborso è quindi nell’ordine di 40,20 euro, che diventano addirittura 41,50 per il gasolio.

Se si ipotizza un consumo di carburante di due “pieni” e mezzo al mese, prosegue lo studio, e tenuto conto dei listini di benzina e gasolio (ricordiamo: aggiornati all’inizio di febbraio), a fine anno una famiglia media è costretta a dover tirare fuori di tasca propria ben 1.207,50 euro per i rifornimenti di benzina e 1,246,50 euro per il diesel.

Prendendo in esame il parco autovetture circolanti in Italia, nel 2002 le auto a benzina erano 25,7 milioni, e 6,4 milioni quelle a gasolio (dati dell’Automobile Club d’Italia). I numeri più recenti fotografano uno scenario ben diverso: le auto a benzina sono attualmente 18 milioni, e quelle a gasolio sono 17,3 milioni.

Ecco quanto spendiamo oggi

Non resta che fare una semplice moltiplicazione, ed ecco il risultato, come evidenziano Consumerismo No Profit e Alma Laboris Business School: la spesa complessiva dei consumatori italiani per i rifornimenti di benzina e gasolio – tenuto conto dell’intero parco veicoli – è passata da 46,2 miliardi di euro nel 2002 a 91,7 miliardi di euro attuali. L’aumento (o, per meglio dire, la mazzata) è di circa 45,48 miliardi di euro.

Un po’ meno accise, ma la proporzione sul gettito è impietosa

La ricerca, osserva Dario Numeroso, amministratore di Alma Laboris Business School, si è poi indirizzata sulla pressione fiscale:

Nel 2002, la pressione fiscale (IVA e accise) sulla benzina raggiungeva il 71,3%, e sul gasolio il peso delle tasse gravava per il 64,8%. Oggi, sulla ‘verde’ la tassazione è scesa intorno al 60%, mentre quella sul gasolio è del 55,5%. Nonostante il minore peso di IVA e accise, il rialzo dei listini dei carburanti equivale oggi in proporzione a circa 20,6 miliardi di euro di entrate fiscali in più per lo Stato rispetto al 2002.

Dove abbiamo sbagliato?

Come si suol dire: “Carta canta, e villan dorme”. Ci sbaglieremo (ma non crediamo che sia così), ma pensiamo che qualcosa davvero non è andato per il verso giusto. L’inflazione è aumentata negli ultimi vent’anni, dunque il potere d’acquisto è diminuito. E gli italiani, questo lo sanno bene.

Sterilizzare l’IVA? Parliamone

È recentissima (risale agli ultimi giorni di febbraio 2022) la notizia di una possibile sterilizzazione dell’IVA sui carburanti, misura che aiuterebbe ad evitare il blocco del Paese. Lo ha affermato Gilberto Pichetto, viceministro allo Sviluppo Economico. Una dichiarazione rilasciata anche alla luce delle proteste degli autotrasportatori che hanno provocato blocchi stradali da nord a sud del Paese e impedito la consegna delle merci (con le ovvie ripercussioni sul comparto agroalimentare), e tanto più sentita quanto si consideri l’impennata delle bollette dell’energia, ed il serio rischio che a causa della guerra in Ucraina si giunga ad un nuovo aggravio.

Non è del resto un mistero che in Italia l’85% delle merci viaggia su gomma (i progetti del PNRR sull’aumento dei trasporti delle merci su ferrovia saranno oggetto di un nostro prossimo approfondimento), e l’equilibrio fra carburanti e logistica è estremamente delicato. Dunque, una soluzione consisterebbe appunto in uno scostamento di bilancio, provvedimento che fino a questo momento è stato evitato (come riportava Il Giornale riferendosi ad un’indicazione di Quotidiano Energia) per via delle conseguenze sui tassi di interesse del debito pubblico, e su mutui e finanziamenti a carico di aziende e cittadini.

Allo studio, precisava il viceministro, c’è anche un extragettito (fra 1 miliardo e 1,5 miliardi di euro) legato all’aumento dei prezzi. Meno percorribile, sosteneva Gilberto Pichetto nel programma TV “Tg3 Fuori Tg”, “L’ipotesi di un intervento sulle accise, che sono fisse in rapporto al prezzo di vendita, anche se, quando si parla di taglio sugli oneri delle bollette, su questo tema è possibile fare una valutazione”. La palla passa al Consiglio dei ministri ed al Parlamento per le discussioni.

Assoutenti: “Bene, ma facciamo presto”

Il presidente di Assoutenti, Furio Truzzi, esprime soddisfazione per l’annuncio dato dal viceministro Gilberto Pichetto in merito alla sterilizzazione dell’IVA sui carburanti, tuttavia fa presente che la proposta è ufficialmente ben nota all’esecutivo:

Si tratta di una nostra proposta, che avanziamo da mesi al Governo per contenere l’escalation senza sosta dei listini dei carburanti. La sterilizzazione dell’IVA è un provvedimento oramai inevitabile, anche alla luce della guerra scoppiata in Ucraina che sta determinando rialzi nelle quotazioni del petrolio e che potrebbe portare in pochi giorni a nuovi record per i prezzi di benzina e gasolio alla pompa. Allo stato attuale, una famiglia media subisce un aggravio sulla spesa per i rifornimenti di carburante pari a +400 euro all’anno, a causa dell’impennata dei listini presso i distributori.

A questi effetti diretti, si aggiungono quelli indiretti sui prezzi al dettaglio, con l’inflazione che risulta oggi la più elevata degli ultimi 26 anni. Intervenire sull’Iva sui carburanti garantirebbe una riduzione immediata dei listini di benzina e gasolio alla pompa, e consentirebbe di contenere la crescita dei prezzi di una moltitudine di prodotti, con risparmi diretti per famiglie e imprese.

“Scendere in campo”

Parlando da utenti: siamo d’accordo che l’automobile (ci riferiamo solamente a questa, ma il discorso può essere esteso a tutte le altre tipologie di veicoli ad uso privato) vada utilizzata con intelligenza. Dunque, quando se ne può fare a meno, può anche essere lasciata a casa. È anche una questione squisitamente tecnica: considerati i cicli di raffreddamento dei motori, un percorso di qualche decina di km permette al gruppo motopropulsore di “lavorare” al meglio, quindi i consumi si ottimizzano e ne guadagnano tutti a livello di emissioni nell’ambiente.

Libertà di poter scegliere

Va però tenuto presente che l’automobile è anche uno strumento di lavoro, e deve restare – come sempre è stata – strumento di libertà. È giusto costringere milioni di consumatori ad utilizzare “con il contagocce” la propria auto per non dover aprire troppo il portafoglio? Dovere rinunciare a un viaggio, o anche a una gita fuori porta? In effetti, non è che usando meno l’auto le spese di gestione diminuiscano: i tagliandi vanno comunque effettuati, così come la manutenzione straordinaria.

Quanto al bollo auto (tassa di proprietà, che potrebbe benissimo essere ripristinata secondo la “antica” formula di “tassa di circolazione”), è superfluo dire che va pagata. Lo stesso vale per la Rc Auto. Si tratta di spese da dover affrontare anche se l’auto “dorme” sotto casa o nel box, anche se sta ferma per degli anni (anzi: come si ricorderà, è recente l’indicazione della Commissione Europea di non “congelare” la Rc Auto anche se la vettura viene tenuta ferma in un luogo privato).

Facciamo sentire la nostra voce!

L’automobilista (così come l’autotrasportatore) viene considerato più come una vacca da mungere che una risorsa, e avevamo già avuto modo di rimarcarlo. Non considerando che la filiera automotive incide in Italia per il 20% del PIL nazionale. E che il fisco incassa ogni anno qualcosa come 75 miliardi di euro fra accise sui carburanti, IVA, tassa di proprietà ed emolumenti vari, tasse sulla vendita e quant’altro.

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