Prezzo del petrolio in calo: perché i listini alla pompa restano fermi?
Il Brent crolla a 65 dollari, ma i prezzi alla pompa restano alti. Scopri perché il mercato dei carburanti si muove con lentezza
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Il crollo del prezzo del petrolio sui mercati internazionali ha raggiunto livelli record, con il Brent sceso a 65 dollari al barile, segnando un calo mai visto negli ultimi quattro anni. Tuttavia, questo drastico ribasso non si riflette nei prezzi alla pompa, che per i consumatori italiani rimangono pressoché invariati. Questo fenomeno evidenzia una disconnessione nel mercato dei carburanti, dove il potenziale risparmio viene solo marginalmente trasferito agli automobilisti.
Le principali compagnie petrolifere, tra cui Eni e Tamoil, hanno risposto con riduzioni simboliche di appena due centesimi al litro, mentre IP e Q8 si sono limitate a un centesimo. Questi tagli, minimi rispetto al crollo delle quotazioni del greggio, sollevano dubbi sulla trasparenza e sull’efficienza del sistema di determinazione dei prezzi.
Tra scorte e accise: i motivi dietro i prezzi stabili
Le ragioni di questa apparente anomalia sono molteplici. In primo luogo, i rivenditori evitano di svalutare le scorte di carburanti acquistate a prezzi più elevati, preferendo mantenere i margini di guadagno. Inoltre, il complesso sistema di accise e IVA, combinato con i costi logistici e operativi, rallenta il trasferimento dei benefici ai consumatori finali.
Questi fattori contribuiscono a mantenere elevati i prezzi al dettaglio, nonostante il calo delle quotazioni internazionali. Il risultato è un mercato che appare bloccato, con gli automobilisti italiani costretti a fare i conti con prezzi elevati nonostante le condizioni favorevoli a livello globale.
I prezzi attuali: variazioni minime
Secondo i dati dell’Osservatorio prezzi del Ministero delle Imprese, raccolti su circa 18.000 impianti, i prezzi alla pompa mostrano cambiamenti quasi impercettibili. La benzina self-service ha un costo medio di 1,764 euro al litro, con una riduzione di soli 5 millesimi, mentre il diesel self-service si attesta a 1,662 euro al litro. Nel servito, la situazione è altrettanto statica, con la benzina a 1,907 euro al litro e il diesel a 1,805 euro al litro.
Anche i carburanti alternativi registrano una stagnazione. Il GPL rimane fermo a 0,737 euro al litro, mentre si registrano lievi cali per il metano (1,510 euro/kg) e il GNL (1,424 euro/kg). Questo scenario sottolinea ulteriormente la difficoltà di trasferire i benefici del calo del prezzo del petrolio ai consumatori.
Il caso autostrade: prezzi ancora più alti
Per chi viaggia sulle autostrade italiane, la situazione è ancora più gravosa. Qui, la benzina self-service raggiunge 1,872 euro al litro, mentre il diesel si attesta a 1,783 euro al litro. Nel servito, i prezzi superano ampiamente i 2 euro al litro, confermando il tradizionale divario tra i rifornimenti in città e quelli lungo le arterie autostradali.
Questa mancata trasmissione del calo delle quotazioni internazionali ai prezzi al dettaglio alimenta interrogativi sulla trasparenza del mercato dei carburanti e del petrolio. Gli automobilisti italiani, già provati da un contesto economico complesso, vedono sfumare l’opportunità di un risparmio significativo, nonostante il crollo storico del Brent. La situazione richiede interventi mirati per garantire una maggiore equità e trasparenza nella formazione dei prezzi.