Stellantis: stop di dieci giorni della produzione a Melfi
Dal 2 al 12 aprile le linee di assemblaggio di Fiat 500X, Jeep Renegade e Jeep Compass si fermano, con ricorso alla cassa integrazione per i lavoratori: fra le cause, una bassa domanda.
Il drammatico 2020 che si è concluso con un netto calo delle nuove immatricolazioni di autovetture (-24% in Europa); i primi due mesi del 2021 chiusi in perdita secca (-24% a gennaio e -19,3% a febbraio, sempre in relazione ai Paesi UE). Risultati che pesano non soltanto sulla “semplice” produzione, ma anche sull’indotto. Le conseguenze vanno tuttavia ad interessare proprio l’assemblaggio dei veicoli. La motivazione riguarda sì l’emergenza sanitaria, ma in un’ottica di bassa domanda: uno stato di cose che interessa in maniera diretta gli stabilimenti industriali, e causa timore fra i lavoratori.
Ecco la notizia
In questo caso, a tremare sono i dipendenti Stellantis di Melfi, dove avviene l’assemblaggio di Fiat 500X, Jeep Renegade e Jeep Compass: secondo un “lancio” Reuters, il nuovo Gruppo si appresta ad interrompere per alcuni giorni la produzione dei tre compact-SUV. Il periodo indicato, ha reso noto il sindacato Uilm, andrebbe da venerdì 2 a lunedì 12 aprile. E per i 7.000 addetti che operano nello stabilimento lucano, che si troverebbero così in cassa integrazione, si prepara una Pasqua per niente felice.
Preoccupazione per il futuro
I sindacati, riferiscono alcune news, hanno chiesto a Stellantis un incontro per il prossimo 15 aprile. Nel frattempo, le linee di produzione si interromperanno per dieci giorni. E le prospettive per i mesi a venire sono delicate: i rappresentanti sindacali FIM CISL, prosegue la nota Reuters, hanno di recente riferito che l’azienda starebbe valutando la chiusura definitiva di una delle linee di produzione a Melfi, per far fronte a problemi di sovrapproduzione.
Questione, quest’ultima, che si trascina da tempo, come dimostrato da un andamento “altalenante” della produzione a Melfi verificatosi negli ultimi mesi a causa della diminuzione della domanda ma anche per via della scarsità dei semiconduttori. Sarebbero tuttavia le diminuite richieste del mercato più che la carenza globale di chip, riporta Reuters in riferimento ad una indicazione da parte di UILM, ad avere inciso sull’ultimo blocco della produzione nello stabilimento Stellantis lucano.
Il sindaco: “Mantenere occupazione e non delocalizzare”
I riflettori sono dunque puntati sulle prossime ore, così come sul 15 aprile al termine del tavolo di confronto azienda-sindacati. Si procederà con ulteriori periodi di cassa integrazione? Verranno attuati nuovi provvedimenti di razionalizzazione dei costi? È chiaro che la preoccupazione c’è, come in effetti esprime il sindaco di Potenza, Mario Guarente, in un comunicato pubblicato nel sito Web istituzionale del capoluogo: “È con vivo rammarico e preoccupazione che sono venuto a conoscenza delle indiscrezioni secondo le quali potrebbero verificarsi delocalizzazioni di parte della produzione del gruppo Stellantis, per quel che riguarda lo stabilimento di Melfi, la più importante realtà produttiva lucana. Dispiace inoltre aver appreso delle difficoltà anche della TFA (ex Firema), con una possibile delocalizzazione della produzione e conseguente trasferimento in altra sede, fuori regione, delle decine di operai”.
Due vicende, osserva il sindaco, che “Non possono lasciarci indifferenti, anzi rispetto alle quali è fondamentale che le Istituzioni facciano la propria parte in tutte le sedi opportune”. “Sia TFA di Tito che e soprattutto Stellantis di Melfi rappresentano uno dei capitoli di maggior peso nell’ambito dell’economia regionale e cittadina. Sono oltre un migliaio le famiglie del capoluogo la cui principale, nella maggior parte dei casi unica, forma di sostentamento risulta essere il corrispettivo per il lavoro svolto nello stabilimento di San Nicola e nelle ditte a esso collegate. Non ritengo che la scelta di tagli per le industrie del nostro territorio sia percorribile e neppure paventabile. La professionalità del personale impiegato ha sempre garantito risultati produttivi e qualitativi di grande livello e riconosciuti da tutti. Penalizzare in maniera così forte quello stesso personale rappresenterebbe una decisione incomprensibile ed estremamente grave”.
Guarente tiene ad assicurare di essere pronto ad adoperarsi “Affinché in un territorio già gravemente provato dalla crisi che ha attraversato e sta coinvolgendo tutti i settori, compreso quello industriale, ulteriori penalizzazioni non abbiano a concretizzarsi. Ritengo invece che ci si debba adoperare perché gli attuali livelli occupazionali possano essere mantenuti e, dove possibile, implementati”. “Come sindaco del capoluogo di regione garantisco sin da ora il mio impegno, anche a livello nazionale, offrendo la mia disponibilità a supportare le iniziative che si intenderanno intraprendere, affinché sia scongiurato il pericolo di qualsiasi tipo di delocalizzazione, riduzione della produzione e, soprattutto, svantaggi per il personale”, conclude Mario Guarente.
Anche Cassino si ferma per due giorni
C’è timore anche per Cassino, alle prese con analoghi problemi di produzione. Lo stabilimento ciociaro, dove vengono assemblate Alfa Romeo Giulia ed Alfa Romeo Stelvio e che già aveva subito uno stop di sei giorni a febbraio e di otto giorni a marzo, si fermerà nuovamente giovedì 1 e venerdì 2 aprile, con un ulteriore ricorso alla cassa integrazione.
Più che tagli, ottimizzazione dei costi
Nelle prime settimane del 2021, cioè in ordine all’avvio operativo della fusione 50/50 tra Fca e Psa che ha dato vita al nuovo colosso Stellantis (quarto Gruppo automotive mondiale), l’amministratore delegato Carlos Tavares aveva tenuto ad escludere l’eventualità di tagli nelle realtà italiane. In effetti, non è questo ciò di cui si parla, quanto di ottimizzare i costi.
Occorre tenere presente, come riporta Il Fatto Quotidiano, che lo Stato francese detiene una quota del 6,5% in Stellantis, e da Parigi è stato puntualizzato che per almeno quattro anni l’occupazione negli stabilimenti di oltralpe non sarà toccata. Dal canto suo, lo Stato italiano – piuttosto silenzioso in verità nella questione Stellantis – avrebbe in effetti delle frecce al proprio arco: su tutte, si ricorda il prestito da 6,3 miliardi erogato all’inizio dell’estate 2020 ad FCA da Intesa Sanpaolo, subordinato a determinate condizioni, fra tutte il mantenimento dei livelli occupazionali negli stabilimenti italiani, compreso l’indotto.