Tesla e BMW contro i dazi Ue, la strana alleanza in epoca di transizione elettrica
Tesla e BMW sfidano i dazi Ue sulle auto elettriche cinesi, evidenziando tensioni globali, protezionismo e sfide alla transizione ecologica
Tesla e BMW si oppongono fermamente ai nuovi dazi imposti dall’Unione Europea sulle auto elettriche importate dalla Cina, portando la questione davanti alla giustizia europea. Queste due case automobilistiche, insieme a produttori cinesi come BYD e Saic Motors, mettono in luce il delicato equilibrio di interessi globali che caratterizza l’industria automobilistica in questa fase di transizione ecologica.
Tesla e BMW, l’unione fa la forza
La Commissione Europea ha motivato l’introduzione di tariffe che possono raggiungere il 45%, accusando i produttori cinesi di pratiche di dumping grazie a sostegni statali. Tali sussidi permettono ai marchi asiatici di offrire veicoli elettrici a prezzi fino al 30% inferiori rispetto ai concorrenti europei. Tuttavia, queste misure colpiscono anche aziende come Tesla e BMW, che producono in Cina per il mercato europeo, con tariffe che variano dal 7,8% per Tesla al 20,7% per BMW.
BMW, preoccupata per possibili rappresaglie contro i suoi modelli di lusso in Asia, critica apertamente queste misure protezionistiche. L’azienda sottolinea che tali politiche potrebbero rallentare il progresso verso una mobilità sostenibile, penalizzando i consumatori e ostacolando gli obiettivi di decarbonizzazione del settore automobilistico.
Le conseguenze per il mercato europeo potrebbero essere rilevanti. Se da un lato i dazi intendono proteggere l’industria locale dalle pratiche di dumping, dall’altro rischiano di frenare la diffusione di veicoli elettrici a basso costo, aumentando i prezzi per i consumatori e rallentando la transizione ecologica. Inoltre, l’assenza di un accordo commerciale tra UE e Cina potrebbe sfociare in una vera e propria guerra commerciale, con ripercussioni economiche e politiche globali.
Opposizione ai dazi contro le BEV cinesi
In questo scenario emerge il ruolo controverso di Elon Musk, CEO di Tesla, che si oppone ai dazi europei ma adotta un atteggiamento ambiguo verso le politiche protezionistiche statunitensi. La Cina, che rappresenta il 37% delle vendite globali di Tesla, è un mercato cruciale per l’azienda. Questa doppia posizione riflette le contraddizioni di un’industria automobilistica globale, sempre più interconnessa ma anche divisa da interessi geopolitici e nazionali.
La decisione di Bruxelles potrebbe essere interpretata come una strategia per concedere tempo ai produttori europei, permettendo loro di recuperare il ritardo nella produzione e vendita di auto elettriche. Tuttavia, l’interesse crescente dei consumatori europei per i modelli cinesi a basso costo rappresenta una sfida importante per i marchi tradizionali, che devono adattarsi rapidamente a un mercato in rapida evoluzione.