Volkswagen accusata di violazione dei diritti umani in Cina
Volkswagen nella bufera per pesanti accuse di violazioni de diritti umani in Cina e un caso simile è stato segnalato anche in Brasile.
Nuovi problemi per il Gruppo Volkswagen, ma questa volta non si parla di emissioni truccate, ma di un problema molto più spinoso, ovvero quello dei diritti umani. Il Colosso tedesco è stato infatti accusato di violazione dei diritti umani nello stabilimento cinese che si trova nello Xinjiang, gestito in joint venture con il colosso locale SAIC.
Volkswagen e i diritti umani
Da anni la comunità internazionale parla e condanna un vasto sistema di detenzione, lavori forzati e tortura ai danni degli Uiguri nella zona dello Xinjiang, dove si trova il suddetto stabilimento. A luce di ciò, sembra possibile che molti Uiguri vengano impiegati come forza lavoro nella fabbrica in condizioni a dir poco disumane. Al contrario, la casa automobilistica ha ripetutamente respinto al mittente le accuse di lavoro forzato, affermando che la sua attività produttiva permette di ridurre la disoccupazione e la povertà nello Xinjiang.
Volkswagen: Diess rassicura l’opinione pubblica
L’amministratore delegato del gruppo Volkswagen Herbert Diess ha dichiarato a 60 Minutes ad aprile di essere “assolutamente sicuro” che non ci siano pratiche di lavoro forzato nello stabilimento di Xinjiang e ha affermato che la gente del posto “sta molto meglio” con la società che opera nella regione.
Credo che la presenza di SAIC Volkswagen porti a un miglioramento della situazione per le persone del luogo. Visitiamo personalmente quei posti e ci assicuriamo che i nostri standard di lavoro, le differenze culturali e quelle religiose siano rispettate.
Il Governo tedesco è preoccupato
Non sembra del medesimo parere il Governo della Germania: lo scorso maggio, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha denunciato i presunti abusi nei confronti degli uiguri nello Xinjiang e ha invitato le aziende a diversificare le loro catene di approvvigionamento e le attività produttive.
Volkswagen indagata in Brasile
Come se non bastasse, un paio di settimane fa è emerso che Volkswagen sarebbe indagata in Brasile per violazioni dei diritti umani. L’accusa si riferisce ad un intermediario che le ha procurato lavoratori per un disboscamento che si sono svolti tra il 1974 ed il 1986. In quel periodo, la Companhia Vale do Rio Cristalino nel Pará, situata all’ingresso della foresta amazzonica, rappresentava il colosso tedesco, anche nella produzione di carni. Volkswagen aveva affidato la direzione della fazenda al cittadino svizzero Friedrich Brügger, con quest’ultimo che in quel periodo si era occupato di una grande operazione di disboscamento del territorio circostante. Per attirare forza lavoro, Brügger aveva fatto false promesse ai braccianti che avevano raggiunto la zona lasciando i loro remoti villaggi. Una volta arrivati alla Companhia Vale do Rio Cristalino, i lavoratori si sono trovati costretti a lavorare per pagarsi vitto e alloggio. Secondo le indagini, i braccianti erano trattenuti sul posto da guardie armate che sparavano, picchiavano ed incatenavano chi provava a fuggire tentava la fuga. Si parla inoltre di condizioni igieniche a limite della sopravvivenza, di cure mediche negate, violenze sessuali punitive e altre atrocità. La Casa tedesca ha respinto le accuse imputando ogni responsabilità agli intermediari incaricati del disboscamento.