Home Motorsport Il WRC e quel mancato scontro generazionale

Il WRC e quel mancato scontro generazionale

Nel WRC Kalle Rovanperä sembra il maggior indiziato al titolo iridato, ma cosa sarebbe successo con Ogier pilota a tempo pieno?

Nel Word Rally Championship si sta affacciando un volto giovane e rampante, un figlio d’arte che sta iniziando a prendere gusto e confidenza con la vittoria. Ovviamente stiamo parlando di Kalle Rovanperä, 21enne finlandese, pilota del team Toyota Gazoo Racing nonché primogenito di Harri Rovanperä, vecchia gloria del mondo dei rally.

Il talento di Jyväskylä aveva già posto il proprio sigillo nella storia del WRC lo scorso anno, portandosi a casa la vittoria nel prestigioso appuntamento dell’Estonia (diventando il più giovane pilota a vincere un rally mondiale) e in Grecia, mentre nell’attuale stagione si candida come il principale contendente al titolo iridato, specialmente dopo la splendida vittoria nel rally di Svezia. L’unico rammarico per gli appassionati è il mancato confronto tra chi ha dominato negli ultimi anni, Sebastien Ogier, e chi vuole prendersi lo scettro del presente e del domani, Kalle Rovanperä. Chi avrebbe vinto il confronto?

Gioventù vs esperienza

Sebastien Ogier, classe 1983, ha all’attivo 8 titoli mondiali, due dei quali conquistati nelle ultime due stagioni a bordo della Toyota Yaris WRC. Quest’anno il pilota francese ha deciso di ritagliarsi un ruolo part-time, lasciando spazio al nuovo che avanza, tuttavia ha dimostrato di non aver smarrito il proprio talento e insieme a un altro vecchietto terribile, Sebastien Loeb (altro pluridecorato), ha dato spettacolo al primo appuntamento stagionale del Monte-Carlo.

Ogier è arrivato secondo per un soffio, mentre Loeb si è issato al vertice del podio. Una bella lezione per tutti quanti, in uno dei rally più tecnici e difficili del calendario e a bordo di auto completamente nuove come sono le attuali Rally 1. Rovanperä, classe 2000, non ha di certo sfigurato ma si è fatto sfuggire anche il podio finendo solo al quarto posto finale. Nel primo confronto generazionale, l’esperienza ha avuto la meglio sull’esuberanza della gioventù, ma chissà cosa sarebbe potuto accadere se la sfida fosse stata replicabile in ogni tappa del calendario, compresa quella svedese dove il giovane finnico si è esaltato.

Motivo di spettacolo

La Svezia ci porta in dote un fatto abbastanza evidente, che è quello della superiorità tecnica della Toyota, che ha collezionato tre vetture nelle prime quattro posizioni. Fra queste non c’era Ogier, rimasto in panchina, a testimonianza di quanto sia buono il progetto tecnico della squadra corse giapponese, che ha portato in alto sia Lappi che Katsuta.

Se anche Thierry Neuville – forse unico vero contendente al trono finale a patto che la Hyundai riesca a essere competitiva in ogni scenario – non riuscisse a tenere il passo della Yaris, perché non tentare la carta Ogier per tenere alto lo spettacolo e l’attenzione degli appassionati? Tutti sarebbero davvero curiosi di sapere come andrebbe a finire, a parità di auto, tra il vecchio e il nuovo mondo. Il risultato forse non sarebbe scontato quanto si potrebbe pensare a prima vista.

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